REFERENDUM SENZA RISPOSTA

Solo il 22% dei bresciani ha risposto alla chiamata del referendum sull'acqua pubblica questa domenica. Chi si è recato alle urne ha risposto per il 96% Si alla domanda posta. Solo il 3% ha risposto No. Ma a vincere è l'astensionismo, pari al 75%. Il risultato sperato quindi dal Comitato per l'Acqua Pubblica, che ha fortemente voluto il referendum consultivo quindi non vincolante, costato alla provincia di Brescia più di 1 mln di euro, non è stato raggiunto. L'obiettivo infatti era capire se i bresciani condividevano oppure no il percorso intrapreso dalla Provincia di Brescia nel formare il Gestore Unico Provinciale, ovvero quella realtà che per legge deve farsi carico di acquedotti, fognature e depuratori di tutti i comuni per uniformare a livello provinciale, la gestione del ciclo idrico e le tariffe e distribuire gli investimenti per migliorare la depurazione. Per realizzare tale realtà, che ha preso il nome di Acque Bresciane, la Provincia di Brescia ha riunito le società pubbliche AOB2 e Garda1 che già gestiscono il ciclo idrico per conto di molti comuni bresciani ma ha anche previsto di fare entrare tramite gara un socio privato, di minoranza ma comunque con quota inferiore al 40%, ovvero “A2a Ciclo idrico”, interamente in capo ad “A2a”. Da qui le polemiche su una privatizzazione dell'acqua e quindi la sollevazione del Comitato per l'acqua pubblica e quindi il referendum. Alla domanda “Volete voi che il gestore unico del Servizio Idrico Integrato per il territorio provinciale di Brescia rimanga integralmente in mano pubblica, senza mai concedere la possibilità di partecipazione da parte di soggetti privati?”, chi è andato a votare, ovvero il 22% dei bresciani, ha quindi risposto per il 96% di Si, (solo il 3% no) ma resta ora un'altra domanda senza risposta: cosa ne pensa il restante 75% dei bresciani che non si sono recati alle urne? Il referendum lascia l'interrogativo ancora aperto.

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