VENTO E GHIACCIO SONO UN MIX MICIDIALE

C'è molto sgomento per la morte dei due alpinisti, in due diverse località delle valli bresciane e bergamasche: Michele Spada, 44 anni, milanese, caduto lungo la via Giannantonj salendo al Corno di Blumone a quota 2800 metri con un volo di circa 200 metri e Ilario Tedaldi 47enne di Berzo S. Fermo caduto in località Tre Croci a quota 1700 metri in Valbondione, nella zona del Rifugio Curò. Tebaldi era solo, Spada era in compagnia di Laura, un'amica 35enne, rimasta gravemente ferita e ancora in prognosi riservata al Civile di Brescia. La coppia caduta sul Blumone era partita alle 7.00 dal Rifugio Tita Secchi, dove aveva trascorso la notte: erano equipaggiato “anche troppo”, secondo un soccorritore: avevano cioè materiale ottimo e più che necessario a compiere l'escursione invernale, giudicata tra le più belle della zona. Ma la neve caduta al suolo non è stata abbondante e, purtroppo, il vento ha creato zone di forte accumulo e zone di roccette scoperte dove si è formato il ghiaccio vetro. I dei procedevano legati in cordata e cosa sia successo non è dato saperlo: una cordata che li seguiva ha sentito un tonfo ed il rumore dell'acciaio dei ramponi contro i massi. Poi più nulla. La cronaca parla di momenti concitati: l'allarme al Rifugio, quindi al Soccorso alpino, Va Delegazione bresciana, stazione di Cedegolo, quindi l'arrivo dell'elicottero da Brescia: Michele Spada era senza vita, la donna era molto grave, ma ancora viva; è stata trasferita a Brescia in rianimazione, quindi l'elicottero è tornato a prendere il corpo di Michele e lo ha trasferito nella camera mortuaria dell'Ospedale di Esine da dove, in serata, è stata cosnegnata alla famiglia. Ilario Tebaldi nella vita era artigiano a Berzo S. Fermo: era partito da casa per un'escursione in val Seriana e stava percorrendo il sentiero estivo che porta al rifugio Curò in territorio di Valbondione, chiamato “lo scarico” esposto a nord, caratterizzato da una colata di acqua, purtroppo, rinomato per gli incidenti, tanto che poco sopra la zona è chiamata «Le tre croci». Ilario stava superando un altro gruppetto di escursionisti, a 1.700 metri di altezza e a circa 20 minuti dal rifugio, quando ha messo il piede su una lastra di ghiaccio: è scivolato, precipitando per un centinaio di metri. Il medico del 118, giunto con l'elicottero da Bergamo, non ha potuto fare altro che constatarne la morte. La salma è stata recuperata e trasferita alla base del Soccorso alpino di Valbondione e da qui ha fatti rientro a Berzo S. Fermo per le esequie. Intanto tutto il mondo dei professionisti, degli operatori e dei volontari della montagna richiama con forza l'attenzione alla massima prudenza, a non affrontare percorsi rischiosi e non noti, a dotarsi di attrezzatura idonea, a non effettuare escursioni da soli, a saper rinunciare in caso di pericolo. Due morti in una bella domenica invernale di sole sono decisamente troppi.

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