RICICLAGGIO IN BERGAMASCA

4-5 operazioni finanziarie sospette al giorno, senza conoscere ferie o festività. Sono i flussi del denaro che «puzza» di riciclaggio, sono le transazioni che gli operatori economici segnalano a Bankitalia – così prevede la legge – affinché si approfondiscano gli «indizi». Ma quante di quelle sono effettivamente riconducibili alle mafie? Un po’ meno: cinque alla settimana. L’indicazione filtra da una fonte autorevole, le pagine dell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia . Applicando alla Bergamasca il dato lombardo reso noto dalla Dia, emerge appunto la stima: nel primo semestre del 2018, sarebbero state circa 135 le operazioni finanziarie sospette relative all’universo della criminalità organizzata; a cui potrebbero aggiungersene altre 120 relative al secondo semestre. Totale: più o meno 250 transazioni in odore di cosche, praticamente una ogni giorno lavorativo. Le operazioni sospette segnalate dagli operatori economici bergamaschi: sono state 1.571 nel 2018, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, il “cervellone” in cui confluiscono tutte le Sos, segnalazioni di operazioni sospette, inviate, poi analizzate dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. Le Sos orobiche totali sono state 834 nel primo semestre e 737 nel secondo semestre. Complessivamente, le Sos erano state 1.562 nel 2017; sul medio periodo, la crescita in Bergamasca appare esponenziale: erano state 373 nel 2009, in un decennio l’incremento è perciò del 321%. Un allarme? Non necessariamente, perché l’impennata è in primis legata a una maggior profondità della normativa, che ha imposto a sempre più soggetti l’obbligo di far scattare gli «allarmi»: più soggetti obbligati a segnalare, dunque più segnalazioni. L’aumento bergamasco, però, è più elevato di quello lombardo, che nel medesimo periodo è stato «solo» del +243%.