LA MAFIA A BRESCIA E BERGAMO NEL REPORT DIA
E' stata diffusa nelle scorse ore la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, che analizza la criminalità organizzata in Italia nel periodo tra gennaio e giugno 2023. Il report è in linea con quelli precedenti, tratteggiando una predominanza in Lombardia della malavita calabrese rispetto a quelle di matrice campana e siciliana. Lo Stato ha conseguito alcune importanti vittorie ma «il dinamismo» delle cosche «le rende sfuggenti». Nel documento su legge infatti che i gruppi rendono complicato il lavoro investigativo “a causa delle continue fasi di rigenerazione e rinnovamento strutturale”. La ricerca sostiene che nel bresciano «la presenza mafiosa è meno propensa al controllo del territorio e più interessata all’investimento, al riciclaggio e alla penetrazione nell’economia legale». Confermata la presenza di camorristi, gelesi, soggetti legati alla sacra corona unita e soprattutto ‘ndranghetisti tra Brescia e provincia. Senza dimenticare le importanti complicità locali con diversi professionisti. Poi ci sono i reati ambientali. Nel 2022, ultimo dato disponibile, sono stati compiuti 503 ecoreati in provincia di Brescia su 2.141 di tutta la regione (23,5%). Tra i dati considerati dalla relazione anche quelli relativi all'operazione Atto finale culminata nell'ottobre di due anni fa nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di 13 persone, citate anche le condannate (in abbreviato) del 30 gennaio 2023 che avevano fatto seguito all’operazione Atto Finale nei confronti di tre personeaccusate di estorsione e usura aggravate dal metodo mafioso. Bergamo, viene citato una decina di volte nel report, tra queste c'è un riferimento all'inchiesta “Birdman”della Polizia di Stato di Torino, culminata il 28 marzo nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 soggetti affiliati al cult degli “Eiye Confraternity”. Un indagato in particolare, risultato a capo del suddetto cult, era residente a Bergamo, dipendente di una ditta che lavora materiali ferrosi ed in possesso di un permesso di soggiorno per protezione speciale ottenuto con nome falso. Secondo gli investigatori era il tramite con i leader in Nigeria. Altra operazione citata, quella dei 15 arresti di giugno che smantellarono un’organizzazione dedita al traffico transnazionale di stupefacenti.
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