DUE DELITTI NELLA BERGAMASCA
Servirà l’autopsia disposta dal pm Letizia Ruggeri per chiarire la causa della morte di Maria Antonia Lanzeni. La pensionata di 84 anni è stata trovata priva di vita martedì mattina nella camera da letto del suo appartamento di via Trieste a Treviglio. Poco distante, tra il soggiorno e la cucina, il corpo del marito, O. G. di 81 anni, in una pozza di sangue. Avrebbe tentato il suicidio tagliandosi le vene dopo aver assunto un’ingente quantitativo di barbiturici. Perché l’ha fatto? L’uomo non può dirlo perché è ricoverato in fin di vita all’ospedale di Treviglio. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti. Il magistrato nelle prossime ore potrebbe aprire un fascicolo con l’ipotesi di omicidio. In base ai risultati delle indagini e dell’esame autoptico sulla donna, valuterà poi se proseguire su questa strada o archiviare, in caso di morte naturale. Domani si saprà anche se Antonio Tizzani finirà a processo per l’omicidio della moglie Gianna Del Gaudio, la professoressa in pensione sgozzata nella sua casa di Seriate la notte tra il 26 e il 27 aprile del 2016, oppure se il caso verrà archiviato. Tizzani, ex ferroviere di 69 anni, è indagato per omicidio dall’indomani del delitto, ma è sempre stato a piede libero. Giovedì in tribunale a Bergamo è in programma l’udienza preliminare, durante la quale il giudice deciderà per il rinvio a giudizio, che si è sempre dichiarato innocente, addebitando il delitto della moglie a un fantomatico «uomo incappucciato» entrato nella loro casa e poi fuggito dopo aver sorpreso alle spalle in cucina e appunto ferito mortalmente la professoressa di 63 anni alla gola. «Meglio se vado a processo, così potrò chiarire la mia innocenza», aveva sempre dichiarato l’interessato. Contro l’ex ferroviere ora emergono però anche i dettagli degli interrogatori dei due figli, Mario e Paolo, sentiti nel corso delle indagini dei carabinieri. Le dichiarazioni raccontate agli inquirenti descrivono un Tizzani violento e spesso avvezzo, da diversi anni, a insultare e picchiare la moglie Gianna. Circostanza da lui sempre negata, ma che ora risulta messa nero su bianco direttamente dai due figli, uno dei quali, Paolo, tra l’altro residente con moglie e figli in un’altra delle villette a schiera del complesso di piazza Madonna delle Nevi. Il primogenito Mario, che vive sempre a Seriate ma in un altro complesso residenziale nei pressi della caserma dei carabinieri, proprio ai carabinieri aveva raccontato di aver assistito alle violenze del padre contro la madre fin da quando era bambino: “Mio padre sferrava delle violente sberle, facendola barcollare, o tirava i capelli a mia madre sempre per motivi futili, tra i quali ad esempio una portata servita in ritardo o non come a lui gradita – riportano i verbali –. Ricordo che in alcune circostanze le ha dato delle sberle con il dorso della mano tesa, con l’anello caratterizzato dal fregio araldico “famiglia Tizzani” che, in più di un’occasione, avevo notato aver creato ferite sul labbro di mia madre con relativa fuoriuscita di sangue”.
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