ANCORA UN MORTO SUL LAVORO

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Di nuovo un morto sul lavoro. Di nuovo in provincia di Brescia. Di nuovo una vita spezzata alla soglia della pensione. E' successo di nuovo questo sabato sera a Marone alla Dolomite Franchi. La vittima è Amos Turla, 61enne di Montisola. Erano da poco trascorse le 19: nell'azienda che produce materiali refrattari per l’industria siderurgica, nel reparto mattoni, i carrelli avanzano veloci e carichi di mattoni sulla linea di produzione. E' l'area più pericolosa dove a lavorare sono le macchine e ci sarebbe persino una sirena all'ingresso a segnalare l'eventuale ingresso di operai. Stando ad una prima ricostruzione dei fatti il 61enne si sarebbe trovato proprio in quel reparto e sarebbe rimasto schiacciato tra due carrelli. Scattato l'allarme sul posto è giunta la croce rossa di Palazzolo e per liberare il corpo dai macchinari sono dovuti intervenire i vigili del fuoco di Sale Marasino e di Darfo. Per Amos Turla non c'era però più niente da fare. E' morto a pochi giorni dalla pensione. Stabilire l'esatta dinamica della tragedia toccherà ai Carabinieri della Compagnia di Chiari e l’Ats di Brescia giunti sul posto per gli accertamenti di legge. Il 61enne conosceva bene l'azienda ed era un operaio esperto. Ancora non è dato sapere il motivo che l'avrebbe spinto ad entrare nel reparto. La notizia della morte di Amos Turla ha sconvolto i colleghi e ha raggiunto in serata prima i famigliari e poi la comunità di Monte Isola dove era conosciuto e stimato. Presso lo stabilimento di Marone della Dolomite Franchi lunedì i sindacati hanno proclamato uno sciopero e un'assemblea straordinaria con i lavoratori. Con la morte del 61enne salgono ad undici le morti sul lavoro nel 2019. Il 35enne di Sarnico Oscar Belotti morto a maggio a Capriolo schiacciato da un ingranaggio, l'appuntato Anzini travolto in servizio a Terno d'Isola a giugno, l'artigiano 44enne della Valle Imagna caduto in cantiere della Brianza a luglio, Felice Cere morto a Berzo Inferiore schiacciato da un macchinario, Massimiliano Faro travolto da una bobina a Mazzano. Sono alcuni dei nomi delle vittime e che fanno parte di una triste scia di sangue e di dolore a cui mondo delle imprese, dei sindacati, delle istituzioni, nonostante i buoni propositi sbandierati ogni primo maggio, festa dei lavoratori, non riescono a porre un freno.

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