GIALLO SUL COLTELLO

Gli esiti relativi alla relazione fatta dai Ris di Parma sul coltello ritenuto l’arma usata per uccidere Marisa Sartori, la giovane di 25 anni di Curno morta per i fendenti sferrati dall’ex marito tunisino trentacinquenne confermano che questa è l’arma del delitto, essendo state rinvenute tracce di sangue della vittima. Non sono state trovate invece le impronte dell’ex, che ha però confessato l’omicidio. Questa la spiegazione. L'arma utilizzata infatti sarebbe rimasta esposta alle intemperie . La pioggia avrebbe, secondo gli inquirenti, cancellato le impronte. Il tunisino la sera precedente aveva atteso l’ex moglie e la sorella di quest’ultima - Deborha, 23 anni, ferita gravemente nell’aggressione - sotto il condominio di via IV Novembre a Curno dove abita la famiglia Sartori e dove Marisa era tornata a vivere dopo la separazione dal marito (si erano sposati nel 2012). Quella sera era stata Deborha a cercare di cacciarlo quando l'ex era sbucato dal buio: «Vai via, ora mia sorella sta con un altro». A quel punto il tunisino aveva afferrato il coltello e aveva colpito le due donne. Fendenti mortali per Marisa, lesioni gravi per la sorella. Il 35enne - tuttora detenuto in carcere - s’era poi avviato verso la caserma dei carabinieri, distante 350 metri e, ancora sporco del sangue delle vittime, s’era presentato ai militari dicendo «Ho fatto una cavolata». «Ho bevuto due litri di vino, ho fatto anche una riga di cocaina», aveva aggiunto al gip Graziosi nell’interrogatorio di convalida. Nella versione del tunisino, l’aggressione non sarebbe stata premeditata, ma scatenata dalla reazione furiosa alla frase di Deborha: solo allora avrebbe recuperato il coltello scoperto poco prima nel locale spazzatura del condominio e affondato i colpi. Ma questa versione è smentita dal racconto di Deborha agli inquirenti: il tunisino avrebbe avuto il coltello con sé fin dall’inizio, non avrebbe fatto alcuna spola tra il bidone e il garage e avrebbe colpito subito le due sorelle.

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