IL BUIO DOPO L'AGGRESSIONE
Il buio dopo l'aggressione. Anche se lo scenario si presenta cristallino. Così il 35 anne tunisino, ex marito di Marisa Sartori interrogato in carcere in via Gleno, assistito dall’avvocato Rocco Disogra, è stato sentito dal gip Lucia Graziosi, che sta cercando di ricostruire le ultime ore di vita di Marisa, 25 anni, uccisa a Curno, nel garage interrato nella casa dei genitori in via IV Novembre sabato 2 febbraio. «Ho colpito Deborha. Poi è calato il buio, non ricordo cosa sia successo, non ricordo di aver colpito Marisa. Mi sono trovato con le mani sporche di sangue e sono andato dai carabinieri. Ce l’avevo con Deborha» Deborha, Deborha. Arjoun ne ha ripetuto il nome come se fosse un’ossessione. Deborha è quasi ovunque nel suo racconto, la moglie Marisa quasi mai. È Deborha, nella versione del tunisino, la causa dei suoi guai,della rottura con Marisa. ammissione «bevuto e drogato», come gli capita da parecchi anni e come confermato dall’alcoltest e dagli esiti dell’esame tossicologico (positivo alla cocaina). Deborha viene colpita con un coltello che lui avrebbe visto qualche istante prima abbandonato nel locale spazzatura, accanto al garage, in vista sopra un bidone. Al momento il pm Fabrizio Gaverini non gli contesta la premeditazione, anche se gli investigatori ritengono che abbia portato il coltello da casa. Convalidando l’arresto e la detenzione in carcere, il gip ha evidenziato il pericolo di reiterazione del reato nei confronti di Deborha, vista come il nemico numero uno. Si attende ora l'esito dell’autopsia sul cadavere di Marisa. La Procura ha incaricato dell’accertamento il dottor Matteo Marchesi. Intanto, all’ospedale Papa Giovanni i carabinieri hanno acquisito la testimonianza di Deborha Sartori, le cui condizioni sono in via di miglioramento. Il suo racconto viene ritenuto fondamentale per ricostruire i fatti.
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