DELITTO DI CURNO, ERGASTOLO ALL’ASSASSINO
Confermata dalla Corte di Cassazione: la sentenza di ergastolo nei confronti del trentasettenne tunisino che il 2 febbraio del 2019 uccise la moglie Marisa Sartori e ferì la sorella Deborha nel garage di Curno. La rabbia dell’uomo è sfociata in dramma dopo che lo stesso non aveva accettato la decisione di Marisa di separarsi da lui, dopo le continue violenze alle quali veniva sottoposta. Fino a quel drammatico sabato sera quando nascosto nei pressi dei garage dell’abitazione dei genitori della ragazza, dove nel frattempo la stessa era tornata dopo aver preso la decisione di separarsi da lui, stava aspettando la sua vittima, in auto con la sorella. Fu un’azione lampo a non lasciare scampo alla venticinquenne che appena scesa dall’auto venne pugnalata più volte con un coltello da cucina e spirò tra le braccia del padre, mentre la sorella Deborha per fortuna era riuscita a fuggire e dare l’allarme. Il tunisino si presentò poi spontaneamente presso la caserma dei Carabinieri di Ponte San Pietro, consapevole che non avrebbe potuto farla franca. Un delitto come tanti, troppi, in cui la tragedia era forse annunciata essendo che la giovane parrucchiera si era rivolta più volte anche all’associazione Aiuto donna, costituitasi parte civile nel processo, per denunciare la situazione. Nel 2019 il pm Fabrizio Gaverini, chiese il rinvio a giudizio, descrivendo l’assassino come un uomo spregiudicato, come evidenziato dalla stessa perizia psichiatrica della Procura che aveva sottolineato come fosse perfettamente capace di intendere e di volere. Dunque con le accuse di omicidio, con le aggravanti della premedi- tazione e dei futili motivi, maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della moglie e tentato omicidio della sorella, non- ché per porto d’armi abusivo il tunisino venne condannato in abbreviato al carcere a vita, confermato poi in appello. Oltre un milione di euro è stata la somma definita quale risarcimento alla famiglia.
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