ERGASTOLO PER IL DELITTO DI CURNO
Non gli è servito scegliere il rito abbreviato, che, nella stragrande maggioranza dei casi in cui si rischia sulla carta il carcere a vita, evita la condanna all’ergastolo grazie a uno sconto della pena. Il giudice dell’udienza preliminare Massimiliano Magliacani, durante l'udienza ha deciso per il «fine pena mai», infliggendo l’ergastolo al tunisino di 35 anni che nel febbraio scorso accoltellò a morte la moglie Marisa Sartori, 25enne, perché non accettava la fine della loro relazione, ferendo anche la sorella di lei, Deborha, 23 anni, nel garage della palazzina di via IV Novembre a Curno, dove la giovane era tornata a vivere con i genitori. Lo sconto di pena, in questo caso, è consistito nel non applicare il regime dell’isolamento diurno per un determinato periodo di tempo. Il gup ha accolto dunque la richiesta del pubblico ministero Fabrizio Gaverini, che aveva invocato per l'uomo il carcere a vita. Il difensore, l’avvocato Daniela Serughetti, aveva invece insistito per una perizia psichiatrica, istanza però respinta dal gup. Il giudice ha disposto inoltre un risarcimento di oltre un milione di euro per la famiglia della giovane vittima, i genitori e la stessa sorella ferita, assistiti dall’avvocato Marcella Micheletti. Parte civile anche l’associazione «Aiuto Donna», con l’avvocato Marta Vavassori. Marisa si era rivolta al centro una settimana prima di essere uccisa ed era stata convinta a sporgere denuncia contro il marito.
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