DELITTO DI GORLATO, IL RIMORSO DI CHIARA
Un pianto disperato, quello di Chiara Alessandri la donna accusata del brutale omicidio di Stefania Crotti a Gorlago, ha accompagnato i 90 minuti tra le braccia della madre Clara Camadini, 77 anni, che per la prima volta ha avuto l’autorizzazione di farle visita in carcere a Brescia. “Provo angoscia e rimorso per quello che è successo”, ha ripetuto più volte Chiara, negando di aver colpito Stefania con il martello, parla di una discussione degenerata, dicendo di averla solo spinta, facendole battere la testa sullo stipite della porta, nel tentativo di difendersi dopo che Stefania stessa, per prima, aveva cercato di colpirla al volto con il martello trovato nel garage. Così come nega, di aver dato fuoco al cadavere nel campo di Erbusco. Gli inquirenti e il gip non le credono. L’autopsia ha rilevato quattro lesioni sul cranio compatibili con il martello ritrovato sotto il cadavere e il giudice per le indagini preliminari Tiziana Gueli, nell’ordinanza di custodia in carcere, scrive di un “delitto pianificato e pensato da tempo, da una persona caratterizzata da una pericolosità sociale desumibile dalla condotta tenuta prima e dopo, caratterizzata da preoccupante freddezza e lucidità”. Martedì il Tribunale del Riesame di Brescia discuterà il ricorso della difesa di Chiara Alessandri contro la custodia in carcere. Il gip ha disposto la misura più restrittiva ravvisando pericolo di fuga, reiterazione del reato e inquinamento probatorio. Di diverso avviso l’avvocato Gianfranco Ceci, che sottolinea l’incensuratezza della sua assistita, chiedendo l'inserimento nella comunità, caratteristiche che dovrebbero consentire, secondo lui, la concessione degli arresti domiciliari, a cui si aggiunge la questione della competenza territoriale: Bergamo, e non Brescia, sarebbe l’autorità competente, secondo l’avvocato.
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