DELITTO DI GORLAGO, RICORSO IN CASSAZIONE
La Corte d’assise d’appello di Brescia, lo scorso mese di Marzo aveva confermato la condanna a 30 anni per omicidio premeditato e dolo alternativo a carico di Chiara Alessandri, la 44enne di Gorlago accusata di aver ucciso la rivale in amore Stefania Crotti, 42 anni. Gianfranco Ceci, difensore della donna ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza. L’episodio risale al 17 gennaio del 2019. Chiara Alessandri avrebbe attirato in trappola la rivale, facendola accompagnare da un ignaro complice fino al box della sua abitazione, dove l’avrebbe aggredita con 21 martellate. Dopo di che la 42enne ancora viva ma tramortita, veniva caricata nel baule della sua auto, mettendosi in viaggioalla volta di Adro in Franciacorta. Qui avrebbe scaricato la povera vittima, ancora viva, come risultato dall’autopsia e il martello utilizzato per l’aggressione, cospargendo entrambi di benzina per poi dare alle fiamme. L’avvocato Ceci contesta l’illogicità e la contraddittorietà di alcuni passaggi delle motivazioni. Il legale sostiene che il rendez vous nel box non era una trappola, ma solo un modo per parlare e chiarire la situazione tra l’imputata e la vittima, restia a incontrarla, dopo che la prima aveva avuto una relazione col marito della seconda. Il difensore, che ha processo aveva chiesto la derubricazione del reato in lesioni gravissime (l’aggressione nel garage) e omicidio colposo (l’imputata era convinta che la rivale fosse già morta e con le fiamme voleva distruggere il cadavere), tra le altre cose ricorda che la lesione sul braccio della sua assistita è compatibile con il martello usato da quest’ultima per aggredire Stefania Crotti. E dunque è probabile, che sia stata la vittima a impugnare per prima l’utensile e che Chiara Alessandri sia riuscita a disarmarla scagliandosi poi come una furia su di lei. Se fosse stata una trappola ben studia, perché - si chiede il legale nel suo ricorso - lasciare in bella vista il martello che poteva essere usato dalla rivale per difendersi? Ceci fa inoltre notare che le attenuanti generiche, negate nei due gradi di giudizio per via della gravità delle modalità con cui è stato perpetrato l’omicidio, andavano invece concesse, tra le altre cose perché l’imputata è incensurata e ha sempre tenuto un comportamento esemplare in tutte le sue vicissitudini personali e familiari.
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