INCENDIO IN OSPEDALE, TROVATE TRACCE DI ACCENDINO

Sono stati trovati pezzi di accendino sul corpo della diciannovenne morta carbonizzata nella stanza del reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dov’era ricoverata la giovane 19enne deceduta nel rogo. L’inchiesta del pm Letizia Ruggeri, che dovrà chiarire ancora molte cose in termini di responsabilità, imbocca una strada in discesa per quanto riguarda le ragioni dell'accaduto. L’ipotesi del corto circuito perde così quota, anche se continua a essere scrupolosamente tenuta nel conto dagli investigatori. Ma è chiaro che, dopo il ritrovamento di pezzi dell’accendino, chi indaga può concentrarsi su quella che fin dall’inizio era stata la ricostruzione privilegiata: la ragazza sarebbe riuscita a introdurre l’accendino nel reparto, nascondendolo nelle parti intime. Una volta usciti gli infermieri, prima che il sedativo facesse effetto,avrebbe preso l’accendino e dato fuoco a lenzuola e materasso. L’autopsia, eseguita dall’anatomopatologo Antonio Osculati dell’Università di Varese, ieri ha dato come primo responso la morte come conseguenza di un concorso di due cause: l’inalazione di ossido di carbonio sprigionatosi con il fumo e le ustioni provocate dalle fiamme. L’esame autoptico è importante anche per scoprire i tempi del decesso e di conseguenza capire se con un intervento ancor più tempestivo del personale la diciannovenne poteva essere salvata. I dipendenti del Papa Giovanni in servizio quella mattina nel reparto di Psichiatria, sentiti a verbale dagli agenti della squadra mobile, hanno parlato di soccorsi nel giro di pochi minuti. In particolare, sarebbero state due infermiere, una volta scattato l’allarme antincendio, a intervenire con un estintore. Ma, hanno raccontato a chi indaga, la barriera di fumo e di calore che si erano trovate di fronte dopo aver aperto la porta della stanza, era invalicabile

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