3 INCHIESTE PER LE MORTI DURANTE IL PARTO

“È difficile comprendere un fatto del genere, anche se, da credente, dico che probabilmente questa è la volontà di Dio. Ho altre due figlie e per questa ragione mi dico: ce la farò, ce la faremo a superare quanto successo”. A parlare è il marito della mamma 36enne deceduta con la bimba che portava in grembo durante il parto, che stando ai medici dell'Ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo avrebbe dovuto avvenire in maniera naturale e che invece si è concluso tragicamente. Nel frattempo sono tre le inchieste aperte per far luce su quanto accaduto. Un’indagine penale è stata aperta dalla Procura, la seconda dalla stessa struttura ospedaliera di Alzano e la terza da Ats Bergamo, su richiesta della Regione. Sul versante della Procura, il pm Carmen Pugliese, titolare del caso, sta esaminando in queste ore le cartelle cliniche acquisite ieri dalla polizia. Documentazione acquisita anche al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove la donna era stata portata in condizioni ormai disperate, e dov’è morta poco dopo l’arrivo al Pronto soccorso. Nelle prossime ore il magistrato aprirà un fascicolo per duplice omicidio colposo, nel quale potrebbero essere iscritti i nomi dei medici e paramedici che hanno preso in carico madre e figlioletta. L’Asst Bergamo Est – della quale fa parte l’ospedale di Alzano – ha a sua volta avviato un’indagine interna: «La direzione strategica dell’Asst Bergamo Est – si legge in una nota diramata ieri dall’azienda sociosanitaria – ha avviato da subito un’indagine interna, tesa a verificare le varie fasi di un evento così raro e poco prevedibile, che si è concluso con un tragico epilogo. Si conferma la massima disponibilità e collaborazione per le attività che l’istituto. Si conferma la massima disponibilità e collaborazione per le attività che la commissione dell’Agenzia di tutela della salute di Bergamo, su indicazione di Regione Lombardia, porrà in essere per le verifiche del caso». L’ospedale ribadisce la vicinanza e solidarietà ai famigliari delle scomparse. La terza inchiesta è stata avviata da Ats Bergamo, su input della Regione.

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