IN MARCIA CONTRO LA CHIUSURA DELLA TSN
Molti cittadini hanno partecipato ieri a Sellero alla marcia organizzata dalla minoranza Sellero Futura con il capogruppo Mattia Pelucchetti, per dare voce al malumore di tutti coloro che ritengono che la vicenda della TSN non debba passare inosservata: Energy Wood, la società che marzo è subentrata nella gestione della centrale a biomasse, ha annunciato la chiusura lasciando più di trecento cittadini senza riscaldamento alle porte dell'inverno. Sono tre le principali domande messe nero su bianco negli striscioni impugnati dai cittadini e appesi ai cancelli della centrale. La prima domanda è “Perché proprio ora?” e chiede una risposta da parte dei vertici di Tsn sul tempismo di questa scelta, che obbliga ogni famiglia collegata fino ad oggi al teleriscaldamento della centrale a biomassi a sobbarcarsi all'improvviso una spesa di almeno tre o quattromila euro per dotarsi di una caldaia e per allacciarsi alla rete del metano. Una domanda che sottintende un'altra domanda: com'è possibile che l'amministrazione comunale non abbia avuto nessuna avvisaglia, nessun indizio, nessun sentore che la centrale stesse per chiudere? Qualcuno pensa che un ruolo tutto ciò lo abbiano giocato le elezioni amministrative di maggio in cui l'attuale maggioranza si è riconfermata alla guida del comune con soli due voti di scarto e in cui un tema come la chiusura della centrale TSN, che ha visto tra i fondatori e i presidenti passati proprio il sindaco Giampiero Bressanelli avrebbe potuto pesare. La seconda domanda “Quali indennizzi?'” dà voce ai disagi e alle difficoltà economiche dei cittadini che non ci stanno a dover subire in silenzio le conseguenze di una malagestione di un gioiello, così è considerata la centrale dai cittadini, nata con il sostegno e la volontà del pubblico, con la Regione che stanziò due milioni di euro per la sua realizzazione e il Comune che ha acceso un mutuo di 200 mila euro per una ricapitalizzazione, e da otto anni lasciata nelle mani completamente dei privati, anche se al Comune è stata lasciata la possibilità di esprimere il presidente del consiglio di amministrazione di Tsn. La terza domanda “e adesso?” si riferisce al futuro di quell'impianto che deturpa il paesaggio e che rischia di rimanere l'ennesimo esempio di archeologia industriale in Valle Camonica ad esempio di come gli amministratori valligiani non siano riusciti a salvaguardare le sorti di un impianto fortemente voluto dalla politica di ieri e di oggi.
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