DELITTO DEL GAUDIO: IN ESAME IL TAGLIERINO

Dopo i vicini di casa martedì 11 febbraio è stato il giorno delle deposizioni dei medici legali Andrea Verzeletti e Francesco De Ferrari che hanno consegnato la loro relazione dopo aver esaminato la ferite sul corpo della donna e in particolare quella profonda e letale che aveva sul collo Gianna Del Gaudio la professoressa uccisa nella notte fra il 26 e il 27 agosto 2016 nella sua villetta a Seriate, durante il processo per omicidio e maltrattamenti contro Antonio Tizzani, ex capostazione e marito della 63enne. Uno dei due medici legali autori dell’autopsia , ammette che, se la presunta arma del delitto non fosse stata ritrovata, mai avrebbe pensato a un cutter. Perché la ferita alla gola - profonda 4,5 centimetri e capace di raggiungere le vertebre - ha quasi decapitato l’ex professoressa e dunque, per l’anatomopatologo e il suo collega sarebbe stato più plausibile pensare a qualcosa di più grande. I due non escludono che possa essere quella l’arma del delitto, anche se per provocare una tale lesione l’assassino avrebbe dovuto utilizzare una forza disumana. Il taglierino, ritrovato 40 giorni dopo il delitto nella siepe di una villa a mezzo chilometro da casa Tizzani, è un elemento importante in questo giallo. Domani in aula si discuterà con l’esame del colonnello Gianpietro Lago, comandante del Ris di Parma, anche delle presunte analogie con il delitto di Daniela Roveri, la manager di 48 anni uccisa allo stesso modo nell’androne del suo palazzo a Colognola tre mesi dopo il delitto di Seriate. Ci fu un summit fra gli investigatori dei due casi, ma non emerse nulla di significativo che potesse ricondurre a un unico aggressore, ha specificato uno dei due legali. In aula anche i colleghi dell’Istituto Rubini di Romano di Lombardia dove Gianna Del Gaudio aveva lavorato. Nelle deposizioni l'insegnante è stata descritta come una donna solare, molto socievole che non aveva mai manifestato preoccupazioni per la vita famigliare e che si diceva innamorata del marito.

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