TRAFFICO DI RIFIUTI DA CALCINATO AL GHANA
Riversavano rifiuti di vario tipo in un sito di stoccaggio a Calcinato e poi trasferivano il materiale in nord Africa all'interno di alcuni container. Per questo in seguito all'indagine dei carabinieri forestali di Brescia coordinata dal pm Ambrogio Cassiani, sono finiti in manette due nordafricani. Il sito di stoccaggio era per metà all'aperto e per metà al coperto, nascosto in una zona isolata dove i militari hanno posizionato delle viedeocamere e hanno quindi ripreso per 5 mesi il traffico di rifiuti. Sequestrata oltre alla zona di stoccaggio, anche due container fermati al Porto di Genova, pronti a partire per il Ghana colmi di rifiuti pericolosi. Il traffico consisteva nel prendere rifiuti da smaltire senza smaltirli e nel rivendere quello che si poteva riutilizzare nei Paesi in cui il materiale poteva essere di nuovo commercializzato. Si tratta di materiali tecnologici obsoleti, monitor, pc, stampanti, televisori a tubo catodico, carcasse di pneumatici, batterie esauste, rottami ferrosi, elettrodomestici non bonificati accatastati fino a quasi a raggiungere il tetto del capannone in cui erano stoccati in assenza di qualsiasi autorizzazione e dispositivo antincendio. Il destino dei rifiuti era probabilmente una delle discariche a cielo aperto del Ghana, come quella di Agbogbloshie dove lavorano almeno 70mila persone, la metà dei quali minori, per estrarre a mani nude dai rifiuti, materie prime che hanno ancora un valore commerciale (ferro, alluminio e oro), il tutto in violazione delle normative per la tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori. Il Ghana nel 2008 ha vietato l’introduzione di tutti gli elettrodomestici usati, nonostante questo centinaia di containers giungono nel porto di Accar dove una volta sdoganati, i rifiuti vengono smaltiti lungo i fiumi del bacino del Volta prevalentemente da bambini e giovani nei quali sono stati registrati altissimi valori di piombo, diossine e metalli pesanti nel sangue. Al centro del traffico ci sarebbero i due nordafricani ripresi dalle telecamere e sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari uno e dell’obbligo di firma l’altro e sono in corso altre indagini per individuare i basisti nel luogo di destinazione dei rifiuti.
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