SCORIE INQUINANTI NEL TORRENTE
Erano delle acciaierie, sono state chiuse negli anni '80, ma sono diventate discariche a cielo aperto nascoste dalla vegetazione che hanno rilasciato negli anni, nel vicino fiume, centinaia di migliaia di tonnellate di scorie inquinanti. A scoprire ad Agnosine, nel bresciano, un torrente contaminato con metalli pesanti e PCB, policlorobifenili, e a risalire alla fonte dell'inquinamento e alla denuncia di quattro persone, sono stati i carabinieri forestali della stazione di Vobarno, che su disposizione del Gip hanno sequestrato tre maxi discariche e bloccato un traffico illecito di percolato, ovvero il liquido rilasciato dai rifiuti in decomposizione ed esposti all'acqua piovana. L'indagine coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Mauro Leo Tenaglia, è iniziata nel febbraio dello scorso anno, quando i militari si sono imbattuti in un torrente le cui acque erano diventate completamente bianche per un tratto di circa 600 metri, con alveo ricoperto da abbondanti depositi di fanghi dello stesso colore e da incrostazioni di aspetto calcareo. Partendo da questi indizi, i carabinieri forestali sono riusciti nei mesi successivi a risalire alla fonte: centinaia di migliaia di tonnellate di scorie prodotte da tre acciaierie del Comune limitrofo di Odolo – di cui solo una ancora attiva – tombate negli anni ‘80 in altrettante discariche che occupano una superficie di oltre 5 ettari e che sono ubicate a ridosso del corso d’acqua, oggi celate dalla vegetazione boschiva, senza che venisse predisposto dai rispettivi proprietari un idoneo sistema di raccolta e gestione del percolato, obbligatoriamente previsto sia dalle norme dell’epoca che da quelle attuali. Le analisi dell'Arpa hanno rilevato nel torrente concentrazioni ben oltre la soglia di contaminazione per metalli pesanti quali Piombo, Zinco e Cadmio e altri inquinanti cancerogeni. Quattro persone sono quindi state denunciate per il reato, perpetrato dal 1987 fino ad oggi, di inquinamento ambientale aggravato, punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 10.000 a 100.000 euro. Tre degli indagati, dirigenti dell’acciaieria ancora attiva, sono inoltre accusati di aver commesso anche il delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, punito con la reclusione da due a sei anni: consapevoli secondo le accuse, delle caratteristiche inquinanti del percolato prodotto dalla propria discarica, a partire dal 2008 lo avrebbero abusivamente raccolto e miscelato con le acque di raffreddamento degli impianti aziendali mediante un sistema di vasche, pompe e tubazioni – anche questo sequestrato – con lo scopo di diluire le sostanze inquinanti ed abbassare il pH grazie all’aggiunta di acido solforico, per poi scaricare il tutto nel torrente e risparmiare così i costi che una corretta gestione e smaltimento di tale rifiuto avrebbero comportato. L’Autorità Giudiziaria ha già concesso il nulla osta per accedere alle aree e procedere alle attività di bonifica e ripristino ambientale che i responsabili saranno tenuti ad eseguire a proprie spese.
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