LE NUOVE MAFIE ASSEDIANO IL NORD
Cinque mesi di indagini serrate, senza tregua, monitorando ogni singolo spostamento dei componenti della banda che nel frattempo si stavano organizzando minuziosamente per quello che sarebbe stato - come si dice - il colpo del secolo. E invece il colpaccio lo hanno fatto polizia e carabinieri in un'operazione che secondo Francesco Messina – direttore centrale dell'anticrimine della Polizia – non ha precedenti in Italia. Il blitz contro il commando che probabilimente di lì a poche ore avrebbe preso d'assalto il caveau di un istituto di sorveglianza a Calcinato è scattato attorno alle 17.30 di venerdì. 300 uomini con 70 teste di cuoio, 100 mezzi e un elicottero hanno fatto irruzione contemporaneamente nei tre covi dei rapinatori, a Gardone Valtrompia e Ospitaletto dove la banda aveva affittato in nero, per eludere i controlli della Questura – due appartamenti e in località Pedrocca a Cazzago San Martino dove in un capannone aveva nascosto le auto rubate negli ultimi mesi che, incendiate, sarebbero servite a creare un cordone di sicurezza per far agire indisturbato il gruppo d'assalto e i tir con doppio fondo dove nascondere il loro arsenale prima e il bottino poi. All'interno del caveau sarebbero arrivati usando come ariete una ruspa che avrebbe dovuto sfondare la parete di cemento armato per permettergli di arrivare al tesoro, 80 milioni di euro. Il commando aveva programmato l'isolamento di un intero paese per mettere a segno il colpo. Non avevano neppure minimamente sospettato che le forze dell'ordine seguissero, dall'ottobre scorso tutti i loro movimenti. E li hanno anticipati, perché neppure da questa parte della barricata ci si è affidati al caso. Intuita la pericolosità del commando gli inquirenti - le indagini sono state condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia - hanno organizzato la controffensiva e sono intervenuti al momento giusto. Mentre i reparti speciali ma anche gli uomini della squadra mobile e dell'arma territoriale facevano irruzione nei covi, dalla sala operativa allestita presso il sesto piano della Questura di Brescia il comandante dei NOCS seguiva attentamente tutti i movimenti degli uomini su 14 monitor ed attraverso gli altoparlanti collegati agli ambientali nascosti nei covi dei malviventi dove i militari sono entrati lanciando fumogeni e spianando le armi anche se non è stato sparato un solo colpo. In manette sono finite 31 persone, 14 che avrebbero partecipato all'assalto, 17 che si occupavano della logistica. Si tratta di uomini con precedenti penali, già addestrati e specializzati per questo tipo di interventi. Con questa operazione è stata quasi totalmente decapitata una delle strutture specializzate in questo tipo di colpi. Grazie a questa operazione la procura antimafia di Brescia ha potuto verificare sul campo quanto sospettato da tempo, cioè la collusione fra gruppi mafiosi di diversa proveniente e la nascita di nuove mafie al nord dove i clan non sono più organizzati in forma unica e piramidale ma sono il frutto di connubi tra varie organizzazioni che si spartiscono sì il territorio ma che operano congiuntamente avvalendosi spesso anche di manovalanza dal sud. In questo caso, infatti, all'organizzazione del colpo hanno lavorato fratelli calabresi ormai radicati a Brescia e soggetti pugliesi con esperienza nel campo, gli ultimi arrivati in zona venerdì mattina con le proprie armi. Ovviamente i basisti erano due dipendenti dell'istituto di sorveglianza. Durante l'operazione è stato sequestrato anche un vero e proprio arsenale: 4 kalashnikov, 1 fucile a pompa, una mitraglietta UZI, una pistola (con svariate munizioni), 21 bottiglie Molotov e chiodi a quattro punte.
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