IDROELETTRICO: VERSO LE NUOVE GARE
Chi gestisce le centrali idroelettriche dovrà compensare i territori montani per lo sfruttamento delle loro acque con misure compensative, quindi rivolte al mantenimento del territorio. Lo introduce Regione Lombardia, dopo una battaglia durata anni col Governo: finalmente le concessioni scadute potranno essere rinnovate e saranno le Regioni a decidere come. Regione Lombardia nell'ultima giunta ha così approvato un progetto di legge che ora dovrà passare in Commissioni per essere approvato entro il 31 marzo, che stabilisce le procedure con le quali la Regione effettuerà l’assegnazione delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche alla loro scadenza, e stabilisce i valori dei canoni fissi e dei canoni variabili. In sostanza il progetto di legge disciplina i requisiti per poter partecipare ai bandi di gara e i criteri di valutazione per la scelta del concessionario, che tengono conto degli aspetti economici e progettuali. Nei criteri di valutazione, tra gli altri, sono previsti interventi di efficientamento degli impianti, di compensazione paesaggistico e territoriale, capacità gestionali, compensazioni di carattere sociale, formativo e occupazionale dei territori interessati, con particolare attenzione per i giovani. Il pdl prevede anche una serie di obblighi nella gestione futura, tra questi l’utilizzo delle acque invasate per sostenere le portate dei corsi d’acqua, i livelli dei laghi ai fini ambientali e agricoli, o per fronteggiare le eventuali situazione di crisi idrica, e il riassetto territoriale e viabilistico. Molti dei criteri e degli obblighi sono riferiti ai bacini idrografici sui quali insistono le centrali. Si tratta di una grande vittoria per i territori montani, di cui esprimono soddisfazione gli assessori alla montagna Massimo Sertori e al bilancio Davide Caparini, da anni impegnati nella battaglia che ha portato alla legge nazionale del 2018 che prevede che, una volta scadute, le concessioni le proprietà delle dighe e dei grandi invasi vengano attribuiti direttamente alle Regioni, le quali avranno la facoltà di legiferare entro il 31 marzo 2020 le modalità di assegnazione e avviare i bandi entro 2 anni dall’approvazione della norma regionale. La norma statale stabilisce inoltre che siano le Regioni a definire il canone di concessione, introducendo una quota fissa e una variabile, quest’ultima legata alla produttività e redditività, e prevede il trasferimento annuale alle Province e alla Città metropolitana, sul cui territorio insistono gli impianti, di almeno il 60% del canone introitato dai concessioni.
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