IPOTESI DI RIPRESA IN BERGAMASCA

“Fino a quando non si troverà un vaccino, il mondo sarà completamente diverso. La parola fine a questa vicenda la potranno dire solo medici e scienziati”. Fermo e determinato il governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana. “Nei limiti delle nostre competenze stiamo cercando di preparare un progetto di interventi e una serie di attività per agevolare la ripresa delle piccole e medie imprese, ma dobbiamo anche pensare ai più fragili, a chi rischia il posto di lavoro o di non ricevere più lo stipendio in queste settimane di chiusura. Dobbiamo raggiungere il massimo grado di sicurezza possibile. Ripartire essendo sicuri al 100 per 100: chiaro che vogliamo farlo tutti, ma bisogna farlo bene. Diversamente siamo ancora al punto di partenza: non dimentichiamo che in Cina sta arrivando la seconda ondata del virus. Se allo scadere della validità dell’attuale decreto il governo dovesse allentare le misure e non ne vedessimo le condizioni in Lombardia, numeri alla mano, sono pronto ad andare avanti con una nostra ordinanza. Il rigore è ancora la parola-chiave in questa vicenda”. E' quasi certo che l'uso della mascherina possa diventare qualcosa di assolutamente normale nella nostra esistenza. Di questo ne è certo anche l’assessore alla Sanità, Giulio Gallera: “Noi dovremo abituarci a usare la mascherina per i prossimi mesi perché questo virus non scompare. Speriamo di soffocarlo, di far sì che il tasso di contagio scenda da 2 a 0,5. Si parla di una nuova ondata a ottobre. Noi dobbiamo essere molto concentrati. Non potremo ovviamente rimanere in casa a vita, ma crediamo che per 2 o 3 settimane ancora lo si debba fare”. Da evidenziare come le visioni degli esperti siano contrastanti. Due linee di pensiero che più opposte non potrebbero essere. C’è chi sostiene che a Bergamo il coronavirus abbia contagiato un po’ tutti - molti senza nemmeno rendersene conto - e che quindi siamo molto vicini all’iniziale idea, tutta inglese, di sperimentare l’immunità di gregge. L’altra visione invece dice che è meglio scegliere la strada della prudenza. Quindi tutto chiuso, anche quando le altre province pian piano ripartiranno. Il discrimine è uno solo: i controlli attraverso test sierologici che permetterebbero ai cittadini di ottenere una sorta di immunità, tornando quindi al lavoro per far ripartire il paese.

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