800 CONTAGIATI COVID SUL LAVORO
Sarebbero più di 600 i componenti del popolo di lavoratori contagiati dal Covid per i quali l’Inail di Bergamo ha aperto una pratica, da quando il Coronavirus, per effetto del decreto Cura Italia del 17 marzo scorso, è stato riconosciuto come malattia professionale. Prevalentemente medici, infermieri e operatori sanitari, ma l'elenco contemplerebbe anche chi opera nei trasporti, nel settore pulizie, personale amministrativo e di front office, e cassiere dei supermercati. I numeri della provincia bergamasca risultano essere i più alti della Lombardia. 800 i casi denunciati dalle aziende e riguardanti dipendenti che hanno contratto il virus. Di questi sedici sarebbero i decessi, per tre dei quali l’Inail ha già costituito la rendita a favore degli eredi. Per ogni caso mortale viene fatta una istruttoria tempestiva e scrupolosa, sia amministrativa che medico-legale, finalizzata a individuare tutti coloro che hanno titolo alle prestazioni. Segnalazioni di morti e ammalati Covid tra i lavoratori vengono inoltrate anche alle forze dell’ordine. «I medici dell’Inail – osserva il direttore regionale lnail, Alessandra Lanza -, al pari di tutti gli altri medici, previa attenta valutazione, nel caso in cui emergano situazioni di lesione grave o gravissima, e a maggior ragione al cospetto di eventi mortali, sono tenuti a rendere referto alle autorità competenti». Ai titolari delle aziende il riconoscimento della malattia professionale Covid-19 non costa nulla in più, perché puntualizza Alessandra Lanza, «in base all’articolo 42 del decreto Cura Italia, i casi Covid-19 riconosciuti dall’Istituto non sono computati ai fini dell’oscillazione del tasso per andamento infortunistico e quindi, in sostanza, non comportano alcun aumento del premio assicurativo». Ancora poche sono le pratiche Covid riguardanti gli infortuni accaduti in itinere, forse perché non molti sanno che pure questa possibilità rientra tra i casi trattati da Inail.
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