PURITANI INVOCA LA LEGITTIMA DIFESA

Avrebbe ucciso per difendersi. Questa la tesi sostenuta da Bettino Puritani, il 53enne di Esine in carcere per l'omicidio del 59enne di Darfo Vincenzo Arrigo. Fin dalle prime ore dopo l'arresto, nella notte del 1 giugno, quando i carabinieri di Esine e della compagnia di Breno lo hanno trovato sporco di sangue nei pressi del corpo a terra della vittima, l'indagato ha sempre sostenuto di essersi difeso, portando come prova le ferite riportate durante la lite con il 59enne. Una lite scaturita per delle sigarette, perché Arrigo che era stato posto ai domiciliari a casa di Puritani, pretendeva delle sigarette e sarebbe diventato violento. Il delitto si è consumato nella centrale via Mazzini intorno alla mezzanotte, sotto casa di Puritani dove l'uomo, senza un lavoro, viveva in condizioni di indigenza in un contesto di degrado e di miseria condiviso da qualche tempo con la vittima. Questo martedì davanti al Tribunale del Riesame, il nuovo legale di Puritani, l'avvocato Michela Borra, ha chiesto per il suo assistito l'attenuazione della misura cautelare, e quindi i domiciliari, continuando a sostenere la tesi della legittima difesa. Sul corpo di Vincenzo Arrigo, ucciso a colpi di roncola, nel frattempo è stata svolta l'autopsia e l'uomo secondo alcuni indiscrezioni potrebbe anche essere stato strangolato. Chi ha preso la roncola e ha portato sulla scena della lite l'arma del delitto? Secondo la difesa sarebbe stato il 59enne di Darfo, pregiudicato per reati contro il patrimonio, la famiglia e la persona, quindi da tutti considerato un violento. Secondo il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Benini invece Puritani si sarebbe accanito contro la vittima, invece di scappare, disarmandolo e poi colpendolo ripetutamente.

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