INDAGINI CHIUSE, PURITANI RESTA IN CARCERE

Impugnò la roncola al termine di una lite, esasperato da una convivenza difficile, da un'amicizia maturata in un contesto di poverà e di degrado e degenerata nel sangue. Bettino Puritani, 53enne di Esine benvoluto da tutti in paese proprio per il suo passato difficile e la sua difficile situazione ecnomica, resta in carcere per l'omicidio del 59enne di Darfo Vicenzo Arrigo. Le indagini condotte dalla Procura hanno fatto luce su un contesto di miseria ed indigenza e non hanno trovato alcuna aggravante per Puritani, che ha sempre sostenuto di aver ucciso l'amico a cui aveva dato ospitalità nella sua casa nel centro storico di Esine, per difendersi. A prova di ciò, alcune ferite riportate in seguito alla lite, scaturita per futili motivi e alimentata dall'alcol, con il 59enne di Darfo, conosciuto per un temperamento violento e pregiudicato per reati contro il patrimonio, la famiglia e la persona. Teatro del delitto, la notte del primo giugno, la centrale via Mazzini dove è finita nel sangue la lite nata presso l'abitazione di Puritani. I due avrebbero lottato all'esterno e all'interno dell'abitazione fino a quando è spuntata la roncola, l'arma del delitto. Erano stati i vicini, sentite le urla, a dare l'allarme e Puritani venne trovato nei pressi della scena del crimine e venne arrestato dai carabinieri della stazione di Esine e della compagnia di Breno che hanno svolto le indagini. Al Tribunale del Riesame, i legali di Puritani, aveano chiesto l'attenuazione della misura cautelare, e quindi i domiciliari, continuando a sostenere la tesi della legittima difesa. Secondo il pm invece Puritani si sarebbe accanito contro la vittima, al posto di scappare. Ora il pm Paolo Savio ha notificato la chiusura delle indagini senza disporre nessuna aggravante per il 53enne che resta in carcere in attesa dell'udienza preliminare.

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