VINCENZO CAPANO RESTA IN CARCERE
Vincenzo Capano resta in carcere. Lo ha deciso il GIP del tribunale di Brescia dopo l'udienza di convalida che si è tenuta questo lunedì mattina. Questo martedì a Breno, intanto, si terranno i funerali di Francesca Mesiano, sua mamma, che lui ha strangolato giovedì pomeriggio vegliandone il cadavere per ore prima di presentarsi ai carabinieri di Breno, chiedere aiuto e confessare, dopo oltre 12 ore, il delitto. L'ultimo saluto a Francesca, che a Breno tutti conoscevano, verrà dato in duomo alle 15.30, poi sarà tumulata nel cimitero del paese che l'aveva adottata dopo il suo trasferimento dalla Calabria dove era nata e da dove in queste ore è arrivata anche l'anziana madre. Intanto Vincenzo Capano, rinchiuso da venerdì nel carcere di Brescia questa mattina, assistito dal suo difensore l'avvocato Gerardo Milani, ha confermato la versione dei fatti che aveva già reso nei giorni scorsi al pm Roberta Panico. Ha confessato che ha stretto le mani attorno al collo della donna e che l'ha vegliata per ore prima di dirigersi verso la caserma dei carabinieri di Breno per chiedere aiuto. E' proprio sul divano di casa senza vita che i carabinieri di Breno – a cui Vincenzo consegna le chiavi dell'appartamento di via Ghislandi 2 una palazzina con alloggi sociali a due passi dal municipio – trovano Francesca, senza apparenti segni di violenza se non qualche ecchimosi sul collo. La donna era minuta, provata dall'uso di psico farmaci, non avrebbe opposto resistenza. Ma perché, nonostante madre e figlio vivessero da tempo in una difficile situazione non solo economica – lui non lavorava e lei aveva solo una piccola pensione di invalidità – è successo tutto questo? Vincenzo non lo ha saputo spiegare. Ha detto solo che era un momento difficile. L'avvocato Milani ha anticipato che chiederà per il giovane una perizia psichiatrica. Ci sono tante cose da chiarire ci ha spiegato il difensore di Vincenzo. Sembra che il giovane, infatti, viva in un mondo tutto suo, non era mai stato violento e l'unico suo rapporto sociale era quello con la madre di cui era diventato recentemento tutore poiché la donna aveva da tempo problemi psichiatrici. Insomma anche oggi Vincenzo non sarebbe stato in grado di spiegare il perché del suo gesto: l'enigma è probabilmente chiuso in quella frase: era un brutto periodo. La vita di Francesca e Vincenzo un rapporto morboso ed esclusivo con la madre,era comunque difficile e segnata da momenti duri. Francesca da tempo soffriva di problemi psichici, Vincenzo – piccoli precedenti – non aveva vita sociale ed era disoccupato, il marito e padre con una pesante situazione giudiziaria non è più tornato a Breno dopo aver scontato una condanna per traffico di droga, la figlia più giovane della coppia che si è allontanata dalla famiglia appena maggiorenne. Ad occuparsi di loro i servizi sociali e le associazioni di volontariato della zona, una sorella di lei. Madre e figlio vivevano da tempo nella palazzina di via Ghislandi in un appartamento assegnatogli dal comune. Tutti sapevano della loro difficile situazione, tutti in paese li conoscevano, nessun però immaginava che potesse accadere una tragedia come questa.
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