LE INTERCETTAZIONI A TIZZANI
Le intercettazioni hanno fatto irruzione nel processo che vede Antonio Tizzani ex capo stazione di 71 anni alla sbarra, a piede libero, con l’accusa di aver sgozzato la moglie Gianna Del Gaudio nella loro villetta di Seriate. «Ho ucciso un angelo», «Ho ammazzato mia moglie». È il 10 febbraio del 2017, quando l'ex isegnante è morta ormai da 5 mesi e mezzo e Tizzani si trova al volante della sua Fiat Bravo quando la microspia piazzata dai carabinieri trasmette quella che ha tutta l’aria di essere una confessione intima, fatta tra se e se. A queste affermazioni se ne aggiunge una terza «Scusami per quello che ti ho fatto» . Sono queste le tre frasi apparentemente più compromettenti, di cui Tizzani sarà chiamato a spiegare il senso nell’udienza del 27 ottobre. La lista delle conversazioni captate dagli inquirenti, illustrata ieri in aula dal luogotenente dei carabinieri Giuseppe Cappelli, è piuttosto corposa e contiene anche parole che potrebbero essere la chiave con cui leggere il comportamento - a prima vista strano - tenuto dall’ex ferroviere sulla scena del delitto. Ad esempio, nel corso di una telefonata Tizzani spiega a un’amica di famiglia: «Non ho toccato il corpo di mia moglie perché temevo di fare la fine di Garlasco». In questo caso il 71enne si riferisce, erroneamente, ad Alberto Stasi, che davanti al cadavere della fidanzata riuscì a percorrere una scalinata costellata di macchie di sangue senza sporcarsi le scarpe; erroneamente, perché proprio il non essersi imbrattato ha costituito uno degli indizi che hanno portato alla condanna a 16 anni. “Le frasi vanno contestualizzate, e cioè lette insieme ad altre espressioni pronunciate prima e dopo - ha puntualizzato a margine del processo il difensore Giovanna Agnelli -. Vedrete che non è come si potrebbe pensare di primo acchito”. Parrebbero poco attendibili anche le deposizioni rese ieri in aula da Paolo Tizzani, 37 anni, secondogenito dell’imputato, e dalla moglie 33enne Elena Foresti. Per entrambi l’accusa ha fatto partire una richiesta di trasmissione degli atti per falsa testimonianza. I coniugi hanno sminuito la portata di quanto avevano dichiarato all’epoca agli investigatori, soprattutto sulla questione dei presunti maltrattamenti a cui Antonio Tizzani avrebbe sottoposto la consorte.
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