20 MINUTI DI VUOTO
La Procura Generale di Brescia, titolare delle indagini sull’omicidio di Mario Bozzoli, ha chiarito nell'udienza del processo tenutasi questo giovedì 29, che il nipote Giacomo, unico imputato del fatto, avrebbe impiegato circa 20 minuti per compiere il delitto avvenuto, la sera di mercoledì 8 ottobre 2015 attorno alle 19.30 cinque anni fa. La Procura ritiene che l'omicida ha avuto molto tempo per studiare il piano per togliere di mezzo Mario, come affermato anche nell'incidente probatorio una ex fidanzata di Giacomo. La ricostruzione della oscura vicenda è contenuta nelle 5mila pagine del fascicolo dell’accusa, dove sono contenuti anche elementi utili a far capire l’odio nutrito da Giacomo Bozzoli nei confronti di Mario, zio paterno e socio nella fonderia di Marcheno. Secondo l'accusa, quella sera de 8 ottobre, Giacomo avrebbe atteso lo zio Mario nello spogliatoio dell'Azienda, l'avrebbe chiuso al suo interno e ucciso, per poi infilare il suo cadavere in un sacco a tenuta stagna, caricarlo nella sua Porsche Cayenne e sbarazzarsene. Quella sera, poco prima delle 19.13, Mario Bozzoli era in azienda, alla guida del muletto ed era al telefono con la moglie Irene Zubani, come confermano i tabulati telefonici, confermandole che andava a cambiari e che sarebbe arrivato in breva a casa per la cena. Un operaio della Bozzoli, il senegalese Aboagye Abu Akwasi, ha testimoniato di aver visto Mario dirigersi verso gli spogliatoi, dove sarebbe stato raggiunto dal nipote Giacomo. Ci sarebbero dati tecnici che confermano luogo e tempo degli spostamenti di Giacomo, come chiarito dalle indagini dei carabinieri che hanno analizzato il suo cellulare la cui l'applicazione iHealth confermerebbe le circostanze con l’imputato in immobile e silenziosa attesa nello spogliatoio, fino all’arrivo dello zio. Le telecamere di sicurezza e le celle telefoniche hanno aiutato gli inquirenti a ricostruire il resto di quella mezz’ora. Sono le 19,33 quando Giacomo Bozzoli si avvia alla volta di Soiano, dove vive; ma subito dopo essersi lasciato alle spalle l’abitato di Gardone Valtrompia inverte la marcia e torna in azienda, dove la sua presenza è segnalata dieci minuti dopo: alle 19,43,. Giacomo Bozzoli avrebbe dichiarato che era tornato per dare istruzioni ad un operaio circa la ricetta di metalli da infornare, mentre per gli inquirenti lo avrebbe fatto per controllare di non aver lasciato prove compromettenti. Nel processo che si è celebrato questo giovedì, il tribunale ha accolto in parte la richiesta dell’avvocato Luigi Frattini, difensore di Giacomo Bozzoli, dia avere tempo per valutare gli ultimi elementi probatori riversati agli atti di recente dall’accusa, con un rinvio a dopo il 23 novembre, all’esito dell’udienza nella quale si discuterà l’opposizione all’archiviazione del fascicolo sulla morte di Beppe Ghirardini, l’addetto ai forni della Bozzoli, scomparso 5 giorni dopo il suo datore di lavoro e trovato morto sotto un abete alle Case di Viso. Il processo è stato aggiornato a lunedì 16 novembre, dove al difesa potrebbe decidere di discutere l’udienza preliminare e tentare la carta del proscioglimento, oppure chiedere il giudizio abbreviato depositando i risultati delle indagini difensive. In questo secondo caso la parola passerebbe all’accusa chea sua volta potrebbe chiedere un rinvio per valutare le carte della difesa, con il risultato di rendere inevitabile il passaggio del fascicolo da questo gup, che a fine mese lascerà Brescia, ad un altro, ma anche decidere di passare oltre e celebrare il processo, provocando un’accelerazione che potrebbe tradursi in una sentenza a breve.
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