PRIME SCINTILLE AL PROCESSO BOZZOLI
Davanti alla corte d’Assise di Brescia questo giovedì 14 gennaio si è aperto il processo a Giacomo Bozzoli, nipote di Mario, scomparso nella sua fonderia di Marcheno la sera del 8 ottobre 29015, attorno alle 19.15, ora dell'ultima telefonata alla moglie, Irene Zubani, nella quale preannunciava che stava rincasando per la cena. Dopo lunghe e accurate indagini, la Procura era arrivata a formulare l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere a carico del nipote Giacomo, che con lo zio avrebbe avuto frequenti screzi legati alla gestione dell'Azienda, ma anche a presupposti ammanchi e frodi che lo zio avrebbe addebitato al nipote. Giacomo Bozzoli era presente in aula, così come suo padre Adelio e sua zia Vittoria, fratelli della vittima che risultano esclusivamente parte lesa. E poi c’erano la moglie di Mario, che mercoledì 13 gennaio avrebbe compiuto 56 anni, e i due figli che invece si sono costituiti parti civili. L'avvocato Luigi Frattini, difensore di Giacomo Bozzoli, ha dichiarato «È pacifico che Mario Bozzoli sia scomparso, ma non è sufficiente per dire che è stato ucciso. È onere dell’accusa dimostrarlo ed oggi non ci sono prove che è stato ucciso. Serviranno prove certe che sia morto». Irene Zubani, moglie dello scomparso, ha chiesto ai presenti che la memoria del marito venga rispettata: si sta parlando, ha detto, dell'omicidio di un padre di famiglia premuroso, un ottimo marito, una persona sempre disponibile nei confronti di chi aveva bisogno di lui». La difesa di Giacomo Bozzoli intende dimostrare che era impossibile portare fuori dall’azienda Mario Bozzoli in uno dei sacchi e caricato su un’auto come ritiene l’accusa, dimostrando che non è finito nel forno dell’azienda, come dimostreranno anche le telecamere di videosorveglianza. Telecamere sulle quali si è soffermata la testimonianza del maggiore dei carabinieri Piermarco Borettaz, all’epoca comandante a Gardone Valtrompia e che ha condotto la prima fase delle indagini. Nel frattempo la Procura di Brescia ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta a carico di Jessica Gambarini, l’ex fidanzata di Giacomo Bozzoli, ritenuta una dei testimoni chiave del processo: aveva, infatti, raccontato ai carabinieri che Giacomo le aveva più volte detto che avrebbe voluto uccidere lo zio e che in un’occasione le avrebbe svelato anche un presunto piano d’omicidio. Il processo è stato aggiornato al 25 febbraio.
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