ARTI E SPETTACOLO CHIEDONO AIUTO

Ha già pagato pesantemente la prima ondata, tra i primi ad essere investito dalle chiusure, dalle misure restrittive imposte dall’emergenza sanitaria e fu tra gli ultimi a ripartire, in modo parziale, dal mese di giugno in avanti. Stiamo parlando del settore della cultura, delle arti e dello spettacolo, caratterizzato da un ampio gamma di rapporti di lavoro, di figure precarie, lontane dal contratto tradizionalmente subordinato. Un universo costellato da incarichi frammentati, lavoratori intermittenti, collaboratori, partite IVA che sì, nei primi mesi della pandemia ha potuto usufruire degli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo, ma che ora, ristori a parte, si ritrova con un altro punto di domanda. Sale cinematografiche chiuse, programmazione teatrale da rivedere, sinergia con le scuole sospese e professionisti allo sbando: riemerge con forza la preoccupazione in uno dei settori più penalizzati in questa tragica annata 2020. Secondo CGIL Bergamo occorre un sistema di welfare a sostegno delle prestazioni discontinue tipiche del settore, oltre ad una forma di sostegno al reddito di più ampio respiro.

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