UNA CATASTROFE SENZA STAGIONE INVERNALE

Il settore del turismo della neve attendo con apprensione il prossimo DPCM previsto per giovedì 3 dicembre, nel quale verrà stabilito se a Natale gli impianti sciistici potranno essere aperti o meno. A caduta, alberghi, ristoranti, seconde case, appartamenti in affitto, multipropietà, bed and breakfast, rifugi e punti ristori sulle piste, noleggiatori, maestri di sci, ditte di autobus e professionisti dell'animazione, operatori dello spettacolo e intrattenimento sono tutti a rischio di non poter iniziare al stagione. Gli impiantisti, in questi mesi, hanno lavorato per sistemare piste, bacini di recupero acqua per gli indispensabili impianti di innevamento, hanno revisionato, come prevede la norma, gli impianti di risalita, hanno sistemato mezzi meccanici indispensabili per preparare le piste. E in più: hanno svolto le attività di marketing e commercializzazione necessarie per richiamare la clientela. Ma tutto è fermo in attesa delle decisioni del Governo. Perso il mese di novembre, almeno per il comprensorio Ponte-Tonale, che poteva contare sul Presena in ottime condizioni di neve, ora si teme fortemente per l'inizio della stagione alle quote più basse con il tradizionale ponte dell'Immacolata e ancora più si teme per il Natale, che per alcune stazioni rappresenta addirittura il 50% del fatturato dell'intera stagione invernale. Già da alcuni anni le stazioni sciistiche hanno capito quanto sia importante la clientela italiana che, alla luce del crollo verticale delle prenotazioni straniere, oggi diventa fondamentale per salvare il salvabile. Decisivo sarà, a questo punto, il pressing delle regioni dell'arco alpino a forte vocazione sciistica: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte, oltre alle regioni appenniniche. Certo è che tutte le associazioni di categoria, a qualsiasi livello, oggi esprimono qualcosa di più di una fortissima preoccupazione.

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