L'ADDIO A FRANCO COLLEONI
Musica e commozione per l'ultimo saluto a Franco Colleoni, attorniato dagli amici di partito nel quale ha militato fino al 2005. Segretario e assessore provinciale della Lega Nord tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000, Franco gestiva, dai tempi del suo impegno politico, il ristorante Il Carroccio in via Sertorio nella frazione di Brembo di Dalmine, tant’è che tra quei tavoli si erano tenute riunioni e comizi e dove nel cortile dello stabile il figlio Francesco, avrebbe sbattuto più volte la testa del padre contro un cordolo in pietra che delimita lo spazio all'aperto, al culmine della lite finita in tragedia. Nella gelida mattinata di questo sabato 9 Gennaio il commosso ultimo saluto accompagnato dal ricordo di chi ha condiviso anni di militanza caratterizzata da una serie da battaglie, come quella delle quote latte, rivissuta nelle parole di Roberto Calderoli. Alle 9.30 la bara ha fatto il suo ingresso sul piazzale della Parrocchiale, mentre al suo interno avevano preso posto i famigliari e alcune autorità tra cui oltre al Presidente della Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli anche il sindaco di Dalmine e l'on. Daniele Belotti attuale segretario provinciale della Lega.La cerimonia è stata presieduta dal parroco don Diego Berzi che si è detto sconvolto per Franco, e angosciato per il figlio Francesco. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, la mattina del 2 gennaio tra padre e figlio era scoppiata una lite a causa di alcuni lampioni che dovevano essere sistemati. Sarebbe stato Franco Colleoni a colpire prima il figlio che a sua volta ha risposto spingendo il padre a terra. Nella caduta l'ex segretario avrebbe sbattuto la testa contro il cordolo di pietra del cortile ferendosi alla testa. E ancora: il figlio 34enne gli avrebbe poi sbattuto la testa contro le pietre più volte fino a provocargli il trauma cranico che è risultato poi fatale a Franco Colleoni. Solo allora il figlio avrebbe inscenato una rapina finita male: per rendere credibile il tutto ha messo sottosopra la casa del padre e ha chiamato il 112 per dare l'allarme dopo che la madre aveva trovato il corpo del marito una volta rientrata a casa. Una versione che però non aveva convinto fin da subito i carabinieri insospettiti dai graffi sul volto del figlio. Fino alla confessione del 34enne durante l'interrogatorio quando in lacrime avrebbe detto di aver commesso l'errore più grande della sua vita
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