RISTORATORI IN PROTESTA
Anche i ristoratori della Valle Camonica e del Sebino si stanno muovendo per non stare a restare a guardare, con le mani in mano, il Governo che rinnova i provvedimenti di chiusura delle loro attività. Per mesi hanno chiuso diligentemente le porte dei loro ristoranti consapevoli che l’apertura di luoghi di aggregazione, dove si è costretti ad abbassare la mascherina, poteva mettere a rischio la salute. Ora però non ce la fanno più: davanti un’emergenza che si protrae da quasi un anno e ad una curva dei contagi che sale e scende indipendentemente dalla chiusura di bar e ristoranti, chiedono di poter tornare ad accogliere i clienti in sicurezza. L’adozione dei protocolli infatti, anche con l’eventuale introduzione di rigide più severe e di più controlli, garantirebbe ai clienti di consumare ai tavoli senza incorrere nel rischio del contagio. La richiesta è sfociata nella protesta “io Apro” che sta raccogliendo adesioni in tutta Italia, sia nelle zone gialle dove i ristoranti sono aperti almeno fino alle 18.00, sia nelle zone arancioni dove sono chiusi del tutto, e che porterà venerdì sera alcuni ristoratori anche del nostro territorio a tenere aperti i locali fino alle 21.45 prima del coprifuoco. “Non vogliamo farci pubblicità e sappiamo che dovremo pagare delle multe” – afferma Michele Foresti del Piccolo Guscio di Lovere, che si aspetta la visita delle forze dell’ordine che devono solo fare il loro lavoro e che è stato il primo ristorante della zona ad aver aderito alla protesta che si definisce di “disobbedienza gentile” e pacata, promossa anche da Matteo Salvini a livello nazionale. Si stanno organizzando invece parallelamente in una protesta legale, autorizzata dalla Prefettura, molti ristoratori delle associazioni di categoria della provincia di Brescia che si sono dati appuntamento venerdì in Piazza Duomo a Brescia per essere ricevuti dal Prefetto e manifestare la grave situazione del settore.
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