LA LOMBARDIA E' DI NUOVO ZONA ROSSA
spostamenti se non per esigenze di lavoro, necessità e salute; ci si può muovere da casa una sola volta al giorno verso una sola abitazione nel proprio Comune o entro 30 km nei comuni sotto i 5 mila abitanti, per un massimo di due persone e figli minori di 14 anni o disabili. E’ consentito recarsi nelle seconde case. Chiusi di nuovo i mercati all’aperto e i negozi tranne quelli di alimentari e di beni di prima necessità, farmacie, tabacchi, edicole, librerie e prodotti agricoli e florovivaistici. Chiusi bar e ristoranti che possono fare consegne a domicilio senza restrizioni e l’asporto per i bar entro le 18 e per i ristoranti entro le 22. Chiusi i centri estetici. Didattica a distanza al 100% per le superiori e le classi di seconda e terza media. Mentre i lombardi si adattano alla nuova ordinanza, la Regione si prepara a fare ricorso questo lunedì mattina al Tar contro il provvedimento del Ministro Speranza e ne chiede la sospensione con effetto immediato. Il presidente Fontana e la vicepresidente Moratti chiedono una revisione dei criteri, sono 21 i parametri valutati tra cui l’indice Rt che per la zona rossa deve essere pari o superiroe a 1.5, che collocano la Lombardia in zona rossa nonostante ci siano regioni con tassi di contagio più alti per le quali la zona rossa non è scattata. In Lombardia questo sabato c’erano 2.134 nuovi positivi pari al 6% dei tamponi effettuati, compreso i test antigenici, in terapia intensiva negli ospedali lombardi ci sono circa 500 pazienti e 3600 circa ricoverati non in terapia intensiva. Se la provincia di Brescia continua a contare più di 300 positivi in media al giorno, con più di 700 persone ricoverate negli ospedali bresciani con il Covid di cui una settantina in terapia intensiva, la provincia di Bergamo conta meno di un centinaio di casi al giorno ed è quindi dalla provincia bergamasca che si levano le proteste più sentite contro la zona rossa soprattutto perché il Dpcm prevede la possibilità di colorare di colori diversi anche singole aree o province all’interno di una stessa regione. Una decisione, quella del Governo, che alimenta un clima di tensione tra cittadini e attività alla ricerca di un equilibrio e di un compromesso tra esigenze sanitarie ed economiche. Il ritorno in zona rossa era ciò che la Regione temeva e che ha spinto Fontana nei giorni scorsi a non riaprire le scuole superiori per il timore di chiuderle di nuovo dopo pochi giorni. Il ritorno alla zona arancione, se il ricorso sortirà l’effetto sperato e se il Governo rivedrà la decisione, permetterebbe il ritorno della scuola superiore al 75% in presenza.
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