PROTOCOLLI FRANCESCI PER LO SCI

Nessuno più si illude: la stagione sciistica sulle Alpi e sugli Appennini è definitivamente compromessa con danni enormi e per alcuni irreversibili. Perso il periodo d'oro, da S. Ambrogio all'Epifania, perse tutte le settimane bianche dall'estero a gennaio e anche a febbraio, perso il carnevale, altro momento speciale per chi vive gli sport della neve, l'ipoteso di una riapertura degli impianti lunedì 15 febbraio sembra sempre meno credibile, dopo i continui rinvii di 15 giorni in1 5 giorni. Né la Pasqua, che quest'anno per le stazioni sciistiche con maggior quota potrebbe ancora essere un buon momento, aiuterà di certo a recuperare quanto perso, che per alcune zone supera già il 90% del fatturato invernale. L'Associazione degli impiantisti italiani, l'Anef, sta mantenendo trattative serrate con il Governo nella speranza che possano essere applicati almeno i criteri dei ristori, in analogia a quanto viene fatto dai cugini francesi. Oggi stanno sciando solo gli atleti della Federazione italiana sport invernali, in base ad un protocollo siglato tra Coni, Ministero dello Sport e Mionistero dell'Interno, che prevede protocolli severi per allenamenti e gare. Il movimento sportivo agonistico, però, pur essendo un fiore all'occhiello, movimenta in tutta Italia 20.000 sciatori: poco o nulla se si pensa agli oltre 3 milioni di sciatori che affollano i grandi comprensori sciistici così come le medie e piccole stazioni italiane con un valore di produzione che  raggiunge i 25 miliardi di euro a stagione. In questa stagione sarà un mercato di sole briciole.

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