SCUOLA IN PRESENZA, E' CONFUSIONE
La chiusura delle scuole ha gettato non solo il mondo della scuola ma anche le famiglie nel caos. Dall'oggi al domani i genitori si sono trovati i figli a casa da scuola, senza la possibilità di usufruire di congedi parentali e con questa paventata ipotesi di poter mandare i figli in presenza nel caso di disabilità, di figli di sanitari e dei lavoratori pubblici essenziali, ipotesi smentita questo lunedì 8 marzo dopo giorni di confusione. Ma andiamo con ordine: giovedì 4 marzo la Regione chiude le scuole tranne gli asili nido. Poche ore dopo il Ministero dell'Istruzione annuncia che c'è la possibilità non solo per gli alunni disabili o con difficoltà di apprendimento, ma anche per i figli dei lavoratori dei servizi pubblici essenziali di richiedere la didattica in presenza e così le domande fioccano presso le segreterie delle scuole e tocca ai presidi cominciare ad organizzare parallelamente alla Dad, anche la presenza per alcuni alunni. Nel frattempo il 5 marzo la Regione chiede al Ministero della Salute di fare chiarezza su quali siano i servizi pubblici essenziali, cioè se la scuola in presenza può essere data ai soli figli di dipendenti pubblici come ad esempio sanitari, insegnanti e forze dell'ordine, oppure se anche ai figli di genitori che svolgono servizi pubblici essenziali anche se non dipendenti pubblici, come commesse ad esempio. In attesa di risposte, le scuole organizzano la presenza solo per i figli dei sanitari e dei dipendenti pubblici. La risposta del Ministero arriva come un fulmine a ciel sereno questa domenica sera: la possibilità di attività in presenza è data solo per i laboratori e per garantire l’inclusione scolastica degli alunni disabili e con bisogni educativi speciali. Quindi i figli dei sanitari e delle altre professioni pubbliche, salvo cambiamenti d'idea delle prossime ore, dovranno tornare a fare didattica a distanza come gli altri, senza discriminazioni fra lavoratori di serie A e serie B visto che tutti coloro che lavorano sono stati messi nelle stesse condizioni di difficoltà dalla chiusura delle scuole. Da una parte quindi la Regione, che prende provvedimenti sulla chiusura delle scuole senza verificare la possibilità di avere sostegno alle famiglie e senza tenere conto delle conseguenze e dall'altra parte il Ministero che dirama note contraddittorie. Tutto questo mentre le scuole e le famiglie cercando di organizzarsi e senza il rinnovo dei congedi parentali per i genitori con figli in quarantena e in Dad.
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