PRESTO LA VERITA' SUL GIALLO DI TEMU'

Così come il test del DNA ha confermato quanto gli inquirenti sapevano già e cioè che il corpo ritrovato domenica 8 agosto lungo la pista ciclabile fra Temù e Vione era proprio quello di Laura Ziliani la 55enne ex impiegata del comune dell'alta Valle Camonica scomparsa tre mesi prima, è probabile che l'esito degli altri esami – uno su tutti il tossicologico che non arriverà prima di un'altra settimana – non faccia altro che confermare quanto chi ha lavorato sino ad ora sul caso sa già. Pare, infatti, che gli inquirenti – che sulle indagini mantengono il più stretto riserbo – sia siano fatti ormai un'idea chiara su quello che sarebbe accaduto a Laura Ziliani il 7 o l'8 maggio. Le indagini accurate, meticolose, condotte dai carabinieri della compagnia di Breno, da quelli del nucleo investigativo del comando provinciale di Brescia coordinati dalla Procura della Repubblica stanno facendo collimare tutte le tessere del puzzle intricato che questo caso ha messo sul tavolo. Nulla è lasciato all'improvvisazione e tutto deve essere confermato, in questo caso dalla scienza. Ormai è chiaro a tutti che il caso di Laura Ziliani è un caso di omicidio, serve però ovviamente dimostrarlo, serve scoprire chi lo ha commesso, come dove e perché. Finora tutto quadra. E' chiaro che le indagini hanno avuto una svolta nel momento in cui è stato trovato il corpo. Prima alcune tesi potevano essere considerate solo supposizioni, oggi c'è qualcosa di tangibile su cui lavorare ed è probabile che una volta avute le risposte dalla scienza anche il resto del quadro possa essere ricomposto con maggiore chiarezza. Finora i pezzi del puzzle che si è presentato agli inquirenti all'indomani della scomparsa della donna, una volta appurato che la ricostruzione che fosse stata vittima di una disgrazia in montagna era solo una montatura, stanno tutti andando al loro posto. Ci vorrà tempo prima che Laura Ziliani abbia giustizia ma alla verità siamo probabilmente vicini. Ad attenderla c'è la famiglia della donna, ma ci sono anche gli amici, i conoscenti, le comunità dove Laura era conosciuta ed apprezzata. Nessuno avrebbe immaginato che potesse fare una fine del genere. Perché è chiaro che Laura non è stata vittima di una disgrazia, non si è neppure suicidata. Il suo corpo ritrovato nei pressi della pista ciclabile dopo le intemperie delle scorse settimane, seminuda sull'argine dell'Oglio senza acqua nei polmoni e senza segni di violenza o di fratture: come è finito lì quel corpo? Meglio chi ce lo ha portato, quando e con cosa, cosa le hanno fatto prima di abbandonarla forse in una tomba improvvisata che la furia dell'acqua ha scoperchiato? Risposte che forse arriveranno a breve. Ad oggi nel registro degli indagati del fascicolo aperto a giugno dalla procura di Brescia restano due delle figlie della donna, la maggiore e la minore ed il fidanzato della prima. Sarebbero state proprio le loro dichiarazioni contraddittorie all'indomani della scomparsa – furono loro anche a chiedere aiuto per il mancato rientro della mamma – a far prendere una piega diversa a quello che poteva restare un semplice caso di scomparsa durante un'escursione. Tutto avrebbe potuto fermarsi lì ma i sospetti degli inquirenti hanno cercato la verità anche altrove e il ritrovamento del corpo ha fatto il resto. Ora non resta che aspettare.

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