“VOLONTARIA” LA TRAGEDIA DI AZZANO

11 anni e 4 mesi, poco meno del doppio della pena inflitta in primo grado dal gup Massimiliano Magliacani (6 anni e 8 mesi in abbreviato) che aveva derubricato il reato in omicidio stradale, sottolineando “l’indole docile” del 35enne Matteo Scapin che nella notte tra il 3 e il 4 Agosto 2019 investi uccidendoli Luca Carissimi e Matteo Ferrari, in sella ad una Vespa, dopo una discussione in discoteca ad Azzano San Paolo. I giudici bresciani fanno trapelare un dettaglio fino ad oggi rimasto inedito: dopo la lite all’esterno della discoteca Setai, dove sarebbero iniziate le scaramucce tra vittime e imputato per una presunta avance alla fidanzata di quest’ultimo, Scapin avrebbe preso la macchina ma prima di allontanarsi definitivamente tornò a piedi verso un buttafuori del locale per lamentarsi di come la sicurezza avesse gestito la situazione. Lo fanno per smentire la personalità “remissiva” e che in quel momento l’imputato stesse vivendo “sentimenti di paura, di percepito e imminente pericolo per la propria incolumità che, secondo il giudice, sono le premesse per accreditare plausibilità alla tesi difensiva”, che sosteneva l’involontarietà dell’investimento. Secondo i giudici della Corte d’Appello, invece, non è “per nulla plausibile che lo scontro sia avvenuto accidentalmente, quale frutto di una guida convulsa”, ma che, al contrario, “Scapin non frenò perchè quel che stava accadendo era esattamente ciò che egli voleva accadesse”. «Soddisfazione non c’è , aveva commentato Alessio Ferrari, padre di Matteo, dopo la sentenza d’Appello di venerdì 14 maggio, mio figlio e Luca non torneranno più e un terzo uomo ha la vita rovinata». I due ragazzi erano cresciuti insieme in Borgo Palazzo a Bergamo, dove ancora vivono i genitori con una sorella per Luca e un fratello per Matteo.

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