CONDANNA DEFINITIVA PER MATTEO SCAPIN

Condanna definitiva a 11 anni e 4 mesi per Matteo Scapin responsabile della morte di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, 21 e 18 anni, di Bergamo. I fatti risalgono alla notte tra il 3 e il 4 agosto del 2019 e iniziarono all’interno della discoteca Setai di Orio. Luca e Matteo, fecero delle avances a una ragazza. Il fidanzato Matteo Scapin, reagì in malo modo tanto da scaturire una discussione, proseguita poi nel parcheggio, Scapin salì in auto e, i due in vespa. Matteo aveva il casco in mano, e lo usò per sfondare il lunotto della vettura. Il giovane sull’auto sterzò a destra urtando la moto. Luca Carissimi morì sul colpo, Matteo Ferrari il giorno dopo. La tesi accusatoria è stata che l’imputato deviò a destra, puntandoli. Secondo la difesa, la moto era in mezzo alla strada e Scapin, inseguito, li investì per errore. La paura non gli impediva di vedere la Vespa, scrive la Cassazione: “Anzi, lo stesso argomento proposto ulteriormente in ricorso, secondo cui, a differenza di quanto sostenuto dalla sentenza impugnata, la Vespa viaggiava, in realtà, al centro della corsia di marcia, contrasta con la tesi sostenuta nel motivo di ricorso della non volontarietà dell’incidente, perché rafforza la tesi che Scapin abbia avuto la piena visibilità della Vespa di fronte a sé e l’abbia colpita non per errore, ma per un processo volontario della mente”. Per i giudici “è davvero difficile seguire l’imputato” quando dice di aver distolto l’attenzione dalla moto, mentre è più logico, come nella sentenza d’appello, sostenere che lui “non ha resistito alla tentazione di sfruttare la differenza di peso e di velocità tra i due veicoli per regolare i conti con i suoi oppositori, che fino a quel momento, sfruttando la circostanza di essere in gruppo, lo avevano costretto ad uno scontro impari da cui stava uscendo perdente”. Per la Cassazione: “Il normale bagaglio di conoscenze dell’uomo medio avrebbe dovuto portare a ritenere come prevedibile che l’investimento di un motociclo a circa 70 chilometri all’ora potesse cagionare la morte degli occupanti”.

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