LA GUARDIA GIURATA NON RISPONDE AL GIUDICE

La guardia giurata accusata di furto aggravato per (secondo gli inquirenti) aver simulato un assalto al portavalori che guidava sulle strade tra Ceto e Braone martedì all’alba, si è avvalsa della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo in carcere avvenuto questa mattina davanti al gip Matteo Grimaldi. Secondo quanto dichiarato dall’avvocato Federica Turano, legale dell’accusato, il 41enne di origini egiziane da anni dipendente del gruppo Fidelitas avrebbe rilasciato dichiarazioni spontanee, non ammettendo e nemmeno negando la ricostruzione degli inquirenti. L’avvocato ha chiesto gli arresti domiciliari, mentre il giudice si è riservato. Per gli inquirenti il racconto della guardia era incoerente fin dall’inizio a causa delle troppe contraddizioni. Dalla ricostruzione del 41enne i presunti malviventi dapprima gli avrebbero sbarrato la strada con un’auto e poi, armati, lo avrebbero costretto a consegnare cinque valigette con i 377mila euro che avrebbe dovuto portare a sportelli di banche ed a uffici postali della Vallecamonica. A far crescere i sospetti e a convincere la Procura a firmare il provvedimento, il recupero di alcune buste che contenevano il denaro, nei cassonetti dell’immondizia lungo la strada che porta a Bagnolo Mella, dove la guardia giurata è residente. Ancora nessuna traccia invece delle cinque valigette che contenevano il bottino di 377 mila euro. Un altro aspetto che non convince gli inquirenti è la strada che il 41enne dice di aver compiuto martedì mattina da Brescia in solitaria, sul portavalori (come previsto da normativa in caso di carico di denaro sotto un certo importo): la via percorsa da Brescia intorno alle 6 con direzione la Valle Camonica sarebbe diversa rispetto a quella registrata dalle telecamere stradali.

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