OMICIDIO BONOMELLI, NARCOTIZZATO DAI 4 FERMATI
Tutto è cominciato quando il figlio, non vedendo rientrare il genitore ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri, che avevano avviato nell’immediato le ricerche di Angelo Bonomelli 79enne fondatore delle terme Villa Ortensia a Sant'Omobono, ritrovato martedì 8 novembre a bordo del suo Suv in un parcheggio di Entratico. L’uomo si trovava esanime sul sedile del conducente e nonostante non avesse segni sul corpo e non ci fossero tracce di un episodio violento, gli investigatori si sono insospettiti quando si sono accorti che la vittima nel portafoglio non aveva denaro e, inoltre, non c’era traccia del suo cellulare e dell’orologio d’oro da cui non si separava mai. I carabinieri di Bergamo hanno quindi ricostruito le dinamiche di quanto accaduto lunedì 7 novembre. Bonomelli aveva incontrato in un bar di Entratico un 33enne per discutere del rilancio social delle terme, senza sapere che per lui era stata preparata una trappola. Infatti di li a poco i due venivano raggiunti da un 68enne e due giovani disoccupati, un ragazzo di 23 anni e una giovane di 24, tutti italiani e già noti per reati contro il patrimonio. Il gruppetto esce dal bar e all’anziano viene offerta da uno dei giovani una bibita in cui era stata sciolta della sostanza narcotizzante, la cosidetta “droga dello stupro”, che nel volgere di poco fa accasciare l’imprenditore. A quel punto i quattro lo caricano a bordo del Suv che, guidato da un membro della banda, viene parcheggiato a poca distanza dal locale, seguito da una loro utilitaria. Sistemato sul sedile del conducente, gli sottraggono soldi ed effetti personali. I militari dell’Arma dopo aver visionato le riprese della telecamera di videosorveglianza esterna al bar di Entratico, raggiungevano le abitazioni: da uno di loro veniva rinvenuto il cellulare di Bonomelli, mentre la cassa dell’orologio è stata recuperata in un Compro Oro di Bergamo. Il corpo del 79enne si trova ora all’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre per i quattro si aprivano le porte del carcere di via Gleno, con l’accusa di omicidio e rapina in corso.
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