OMICIDIO BONOMELLI, VOLEVANO SOLO NARCOTIZZARLO

“Volevamo solo narcotizzarlo e portargli via il cellulare, non avevamo intenzione di ucciderlo. Siamo anche tornati al parcheggio per controllare, e respirava ancora”. Questo il racconto di Matteo Gherardi davanti al giudice delle indagini preliminari Maria Beatrice Parati. A parlare è una persona disperata, resasi conto di aver rovinato la vita di due famiglie, quella di Angelo Bonomelli e la sua. Il 33enne è accusato dell’omicidio dell’imprenditore di Trescore insieme al padre Luigi, 68 anni, la fidanzata Jasmine Gervasoni, 23 e l’amico Omar Poretti, 26. Ieri tutti e quattro, interrogati nel carcere di via Gleno, hanno risposto alle domande del gip, durante l’interrogatorio durato 3 ore, nel quale sono stati ripercorsi i fatti che hanno portato alla morte dell’ottantenne di Trescore, trovato dai carabinieri martedì alle 13 senza vita nella sua auto in un parcheggio nella zona industriale di Entratico. Stando al racconto di Gherardi i 4 si sarebbero trovati di fronte ad un epilogo che non si aspettavano, ma questo non è servito ad evitare il carcere al gruppetto, con l’accusa di omicidio volontario. Bonomelli sarebbe arrivato lunedì pomeriggio al bar di Entratico per parlare dell’attività di promozione di Villa Ortensie sui social. E’ li che a lui e Poretti sarebbe venuta l’idea di narcotizzare l’anziano per rubargli l’orologio d’oro che aveva al polso. Una tecnica già adottata in passato da Gherardi con sua zia, derubata di gioielli e denaro. Probabilmente pensava che anche con Bonomelli sarebbe stato lo stesso, cosa che non è accaduta. Gli indagati si sono soffermati sul Rivotril, un benzodiazepinico ad attività antiepilettica, scelto perché Matteo Gherardi ne fa uso: «Ma non sono stato io a versare la dose nel tè di Bonomelli» ha precisato ieri al gip. Un chiarimento, per evidenziare che se l’avesse fatto lui avrebbe utilizzato la giusta quantità. Jasmine Gervasoni e Luigi Gherardi hanno detto di non sapere nulla delle intenzioni dei due: pensavano si trattasse di un appuntamento di lavoro. Due ore dopo aver abbandonato Bonomelli sul suo Suv nel parcheggio di Entratico, sarebbero tornati (tranne Poretti) per controllare le condizioni dell’uomo che era privo di sensi ma “respirava ancora”. Sono tornati anche martedì alle 9 scoprendo che era morto.

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