A PROCESSO 30ENNE DI CORTENO

Era l’11 novembre 2018., attorno alle 13.30, quando Giacomo Gazzol venne raggiunto da un proiettile alla schiena mentre era al volante della sua auto sulla strada che da Corteno Golgi conduce a Santicolo. Qualcuno stava sparando a dei cartelli stradali in località Dossello, frazione di Corteno, in via Schivardi: un proiettile vagante aveva raggiunto la vettura di Gazzoli, trapassando la portiera sinistra e il sedile e infilandosi nella schiena di Gazozli, all'epoca 71enne, provocando una lesione alla spina dorsale. Per la Procura di Brescia a sparare sarebbe stato un 30enne di Corteno Golgi che il prossimo 20 dicembre sarà in aula per l’udienza preliminare con l’accusa di lesioni gravi e porto in luogo pubblico di un’arma da fuoco. Si tratterebbe di una carabina di precisione, modello Tikka calibro 300 classificata come arma comune da sparo. Sotto inchiesta inizialmente oltre al 30enne era finito anche il fratello di 37 anni, la cui posizione è stata però archiviata dalla PM Claudia Moregola che il 9 aprile scorso aveva chiesto invece il rinvio a giudizio di quello che ritiene il responsabile del ferimento di Giacomo Gazzoli. Agli atti di un’inchiesta ci sarebbero anche le intercettazioni telefoniche e ambientali che, sempre secondo l’accusa, lascerebbero pochi dubbi sulle responsabilità dell’indagato. Secondo una perizia tecnica, chi ha sparato lo ha fatto da una distanza di 400 metri, utilizzando un’arma e delle cartucce compatibili con le 30 sequestrate a casa dell’indagato. I consulenti nominati dalla Procura hanno stabilito che «il confronto tra frammenti di colore rosso individuati sulla portiera dell’auto di Gazzoli e il materiale presente sulle punte delle cartucce sequestrate ha fornito come risultato una piena compatibilità tra le rispettive resine, dopo l'analisi allo spettofotometro che ha permesso di arrivare alla piena sovrapponibilità, quindi alla coincidenza perfetta. Gli esperti hanno anche effettuato una ricostruzione in 3D attraverso la quale è stato stabilito che l’auto è stata colpita da un proiettile esploso da un promontorio ad una distanza di circa 400 metri percorrendo un’area con buona visibilità e libera da ostacoli. Anche la traiettoria del proiettile è compatibile con una posizione di tiro sia in piedi che sdraiata. Ora, a 4 anni di distanza, ci sarà un processo e forse anche per Giacomo Gazzoli è arrivato il tempo della tanto attesa verità, dopo che aveva lanciato più volte, ma inutilmente, il suo appello al feritore perché si facesse vivo almeno chiedendo scusa.

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