LA STORIA DEI 13 MARTIRI

22 dicembre 1943: sono passati 79 anni dall'uccisione – ed oggi si è fatto memoria a Lovere di quei tragici fatti – di quelli che sono passati alla storia come i 13 martiri. Francesco Bezzi 18 anni, di Bornato, operaio. Giorgio Buffoli, 41 anni, di Lovere, operaio e partigiano il più anziano, aveva già 5 figli. Salvatore Conti, 21 anni di Lovere studente e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi”. Andrea Guizzetti detto Andreino, 19 anni di Lovere apprendista e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi”. Eraldo Locardi, 23 anni di Grumello del Monte, tenente dell’Esercito Italiano, ferito in combattimento sul fronte greco-albanese e rimpatriato. Vittorio Lorenzini, 18 anni, di Sesto S. Giovanni (Mi), operaio e partigiano. Guglielmo Giacinto Macario, 18 anni di Lovere apprendista operaio e partigiano.Giovanni Moioli, 17 anni di Grumello del Monte bracciante e partigiano. Luca Nitckisc, un giovane slavo, ex prigioniero di guerra, fuggito dopo l’8 settembre dal campo di prigionia fascista di Grumello al Piano unitosi al gruppo di Locardi in Val Calepio. Ivan Piana, 19 anni, di Lovere studente alla facoltà di economia, fondatore del “Gruppo patriottico giovanile” di Lovere. Giuseppe Ravelli, 20 anni di Leffe manovale e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi. Mario Tognetti, 21 anni di Grumello del Monte il 7 aprile 1922, commesso di negozio e partigiano. Giovanni Vender, 17 anni di Lovere, meccanico apprendista e partigiano Tutto ebbe inizio quanto nel novembre 1943 una banda partigiana rubò del denaro dagli uffici dell'Ilva di Lovere e attaccò la sede del fascio uccidendo il podestà Paolo Rosa e il segretario del fGiuseppe Cortesi. Qualche giorno dopo il 7 dicembre 1943, circa 200 uomini organizzarono un rastrellamento sui monti tra Lovere e Costa Volpino catturando il corpo di guardia composto da Piana, Guizzetti, Conti, Vender, Macario e Buffoli. Gli altri fuggirono, ma nei giorni seguenti, dopo una soffiata, vennero arrestati altri sette resistenti: Locardi, Lorenzini, Ravelli, Bessi Tognetti, Moioli e lo slavo Nikitsch. Tutti e tredici vennero tradotti nelle carceri di via Pignolo a Bergamo. Per alcuni giorni vennero sottoposti a torture, poi il 22 dicembre 1943 vennero prelevati dal carcere e riportati a Lovere. I primi sette furono fucilati tra Poltragno e Sellere. Gli altri sei nei pressi dell'attuale caserma dei carabinieri perché la direzione dell'Ilva e gli operai si opposero al tentativo di fucilazione davanti alla fabbrica. I partigiani rimasti, successivamente diedero vita alla 53esima brigata Garibaldi.

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