CALDEROLI:”L’ATO DI VALLE CAMONICA E’ GIUSTO”

“E’ giusto che l’Ato sia in capo alla Valle Camonica e corrisponda alla Valle Camonica e non alla provincia di Brescia.” La pensa così il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie  Roberto Calderoli che sta seguendo da vicino, su invito dell’assessore regionale al bilancio Davide Caparini, la battaglia dei sindaci della Valle Camonica che da circa trent’anni lottano per vedere riconosciuto un ambito di gestione delle acque camuno, con una società di gestione camuna, e non provinciale come invece stabilisce la legge Galli del ‘94. Una prima risposta a questa battaglia l’ha data la Regione nel 2021 che, su spinta dell’assessore camuno, ha approvato una legge che permette l’individuazione degli Ato sui confini delle Comunità Montane, ma la legge è stata impugnata dallo scorso Governo per illegittimità costituzionale. La palla è così passata alla Corte Costituzionale che il 10 gennaio avrebbe dovuto esprimersi, ma la sentenza è slittata a giugno. L’assessore Caparini e il Ministro Calderoli, Regione e Governo infatti, stanno lavorando affinché ci siano le condizioni per chiarire la vicenda e lasciare cadere il ricorso. A quel punto basterebbe una delibera di giunta regionale per  per permettere alla Valle Camonica, finalmente, di gestire in autonomia la risorsa acqua. Si tratterebbe di un risultato storico per un territorio i cui i Comuni si sono opposti con tutti i mezzi, a suon di commissariamenti e ricorsi, alla consegna dei propri depuratori, fognature e acquedotti, ad un gestore della provincia di Brescia, chiamato ad uniformare a livello provinciale appunto, gli investimenti sul ciclo idrico e soprattutto le bollette, che per chi vive in montagna, dove l’acqua sgorga pulita delle sorgenti e non servono pozzi, non possono essere alte come quelle di chi vive in città. Gestire in autonomia l’acqua inoltre – sostiene da sempre l’assessore regionale Davide Caparini, oltre a mantenere basse le tariffe, significa creare posti di lavoro ed economia sul territorio. In questo si traduce l’autonomia differenziata: in una politica attenta alle specificità dei singoli territori.

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