L’ATO CAMUNO SEMPRE PIÙ VICINO

L’ATO di Valle Camonica, ovvero un ambito camuno per la gestione camuna dell’acqua, da trent’anni richiesto dai sindaci che non hanno mai voluto affidare la loro gestione ad una realtà provinciale che avrebbe applicato tariffe uniformi in città come in montagna, non pare più un miraggio e un’utopia. La svolta, iniziata quando la Regione, superando nel 2021 la legge Galli che disegnava gli ambiti di gestione esclusivamente sulle province, ha istituito il Bacino Idrico di Valle Camonica, si era arrestata quando il Governo Draghi aveva impugnato tale legge ma la Corte Costituzionale non si è mai espresso fino all’avvento del Ministro per le autonomie Calderoli del Governo Meloni che ha invece favorito trattative tra Stato e Regione per risolvere la questione facendo cadere il ricorso. Così la Commissione Ambiente in Regione ha approvato due settimane fa un emendamento a firma dell’assessore Massimo Sertori che sanerebbe i dubbi sollevati dalla Corte Costituzionale, introducendo solo l’ambito di Valle Camonica senza così aprire ad altri subambiti. L’emendamento approda in consiglio regionale martedì 31 dicembre, come spiega il consigliere regionale Davide Caparini, presidente della Commissione Bilancio, che da trentanni si batte al fianco dei sindaci camuni, per l’autonomia nella gestione dell’acqua in Valle Camonica. Il tema che si dibatte da trentanni e che ha portato molti sindaci a rischiare il commissariamento, si è tradotto in una sorta di resistenza camuna all’Ato provinciale gestito dalla società Acque Bresciane, e si è tradotto nella nascita della Siv, Servizi Idrici di Valle Camonica, società di cui è presidente Corrado Tomasi, nata per gestire il ciclo idrico in Valle Camonica per conto del futuro ambito camuno in cui saranno i sindaci camuni a decidere quali investimenti fare sugli impianti, con ricadute occupazionali importanti, e soprattutto quali tariffe applicare, mantenendole più basse, la Siv stima della metà, rispetto al resto della provincia. Un fronte compatto, che esclude alcuni comuni che per problemi urgenti di depurazione hanno dovuto negli anni affidare i loro impianti al gestore provinciale, rotto dal Comune di Darfo Boario Terme con il sindaco Dario Colossi che appena insediato ha aderito ad Acque Bresciane nonostante la richiesta della Siv di attendere gli sviluppi di queste settimane, accendendo così il dibattito nell’assemblea della Comunità Montana.

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