‘NDRANGHETA E DITTE FALLITE, 6 ARRESTI
Gli agenti della Guardia di Finanza di Milano e Varese hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettante persone, accusate di associazione per delinquere finalizzata ad agevolare due cosche di ‘ndrangheta, quella di Legnano e Lonate Pozzolo, e a Vibo Valentia in Calabria. Dall’indagine emerge infatti che la cricca capeggiata dal presunto capo-promotore un 54enne, pluripregiudicato con precedenti per bancarotta fraudolenta e usura, avrebbe messo pesantemente mano in una società di Suisio, prima di farla fallire nel settembre 2020. Il modus operandi del sodalizio, nell’Isola bergamasca così come nel Milanese, sarebbe sempre stato la stesso. E, cioè, commettere tutta una serie di reati finanziari, tra emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione della dichiarazione a fini Iva, indebite compensazioni, intestazione fittizia, bancarotta fraudolenta e riciclaggio, per poi omettere sistematicamente il pagamento delle imposte e distrarre a vantaggio dei componenti del sodalizio le risorse societarie in pregiudizio dei creditori. Nel 2019 sarebbero stati omessi versamenti Iva per quasi 800mila euro a fronte di fatture emesse per quasi 4 milioni. Di più, all’incirca un anno prima del crac, i conti della società fallita sarebbero stati utilizzati come un vero e proprio bancomat per altre società del gruppo o per il pagamento dello stipendio dei vari prestanome. Si parla di una movimentazione di oltre 1,7 milioni di euro senza una specifica causale. Dalle indagini è emerso anche che i clan avrebbero avuto interessi ramificati nel settore della sanità lombarda, in relazione alle attività connesse all’emergenza Covid 19, con particolare riferimento a forniture di materiale sanitario ed esecuzione di tamponi da parte di soggetti a ciò non professionalmente autorizzati.
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