COSA RIMANE AI REDUCI DEL CORONAVIRUS
Raccontare le condizioni emotive degli operatori che hanno lavorato in prima linea durante il picco pandemico. Un giovane fotografo di Cervia, Matteo Placucci, residente in Svizzera, lo ha fatto attraverso la fotografia. Questo lavoro, durato quasi tre anni, è diventato ora un libro, curato dalla giornalista Loredana De Pace, ed una mostra itinerante. L'immagine di copertina ritrae Grazia Grippa infermiera del pronto soccorso dell'ospedale di Lovere, abita a Losine ed è proprio qui che nelle scorse settimane, su invito della biblioteca, Matteo Placucci, ha tenuto una delle tante presentazioni del volume. Di storie come quella di Grazia, nel libro, ne sono raccontate molte, c'è anche quella di Rudi Bianchi di Sovere, e di sua moglie Paola Pennacchio entrambi infermieri a Piario. Le storie narrate nel libro e nelle fotografie, folto dolci, non sensazionalistiche, realizzate anche in casa dei protagonisti, insieme ai loro affetti, ai loro familiari, sono alcune delle tante del personale sanitario italiano che ha messo anima, cuore, fatica, sacrifici e a volte anche la vita stessa in questa battaglia contro il Coronavirus e inevitabilmente ne porta i segni, sia sopra che sotto la pelle – dice Matteo. Matteo Placucci si occupa principalmente di salute mentale e anche in questo lavoro la sfera emotiva delle persone coinvolte è stata al centro del resto la pandemia ha lasciato comunque segni profondi nelle vite di tutti, sono ancora molte le persone che devono fare i conti con gli strascichi emotivi che il virus ci ha lasciato. Intanto Matteo sta realizzando un altro progetto, dedicato agli uomini single che dalla rotta libica. Li segue dalla partenza fino a dove si stabiliscono per capire come cambiano le loro condizioni psicologiche in questo lasso di tempo.
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