ATTILIO FONTANA PROSCIOLTO

Proscioglimento confermato anche in Appello per il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, accusato di frode in pubbliche forniture assieme ad altre quattro persone per il cosiddetto caso camici. Il Presidente non sarà processato perchè “il fatto non sussiste”. Una conferma di quanto già sentenziato in primo grado nel marzo del 2022. Medesima decisione anche per il cognato Andrea Dini e i tre dirigenti della Regione Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria, la dirigente a capo dell'ufficio acquisti di Aria, Carmen Schweigl e Pier Attilio Superti, vice segretario generale di Regione Lombardia. Il Presidente era accusato insieme al cognato e ai tre dirigenti di frode in pubbliche forniture e inadempimento contrattuale per l'affidamento da parte della Regione Lombardia di una fornitura da 75mila camici e 7mila Dpi a Dama Spa - società del cognato con un 10% delle quote in mano alla moglie di Fontana, Roberta Dini - per 513mila euro. L’iniziale fornitura di camici e dispositivi, poi divenuta donazione, da parte di Dama Spa, aveva scritto il gup “è stata eseguita con una novazione contrattuale chiara, a conoscenza delle parti e dichiarata espressamente”. Secondo il giudice “pare difettare la dissimulazione del supposto inadempimento contrattuale”. Un inadempimento che era stato contestato dai Pm quando la fornitura dell’aprile 2020 di 75mila camici e 7mila Dpi si era trasformata in donazione dopo la consegna di circa 50mila camici, senza più consegnare i rimanenti 25mila. Da qui l’accusa di frode in pubbliche forniture. La Procura aveva presentato ricorso e il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo in udienza aveva insistito perché gli imputati andassero a processo. Processo ritenuto, invece, non necessario sia dal Gup ed ora anche dalla Corte d'Appello. «Sono contento e mi aspettavo questa conferma perché ho sempre agito nell'interesse dei lombardi che ho l'onore di rappresentare – ha dichiarato il presidente Attilio Fontana -. Hanno parlato in tanti, a sproposito e dal divano di casa, mentre qui in Regione tutti lottavamo in prima linea lasciando perdere le polemiche.  Spero che questa notizia arrivi a quante più persone possibile, perché dopo il discredito, venga ristabilito il giusto riconoscimento a chi, per mesi e anni, ha lavorato sodo e in silenzio».

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