LA CAIGUA: UNA PIANTA DA RISCOPRIRE

Da una pianta possono nascere dei frutti dai quali ricavare principi attivi contro il colesterolo, contro alti livelli di glicemia, contro le malattie cardiovascolari. E’ la caiuga, antica pianta coltivata in Valle Camonica dalle generazioni passate, la cui coltivazione rischiava di andare perduta ed è stata riscoperta e riproposta dal polo Unimont dell’Università degli Studi di Milano nell’ambito del lavoro di studio e di ricerca per la conservazione e valorizzazione di risorse agroalimentari e officinali innovative. Per il terzo anno quindi in Valle Camonica e per la precisione a Darfo e a Piancamuno, hanno trovato spazio dei campi sperimentali in cui l’azienda agricola Il Castagneto di Piancamuno che ha aderito al progetto, ha piantato 6 mila piante con quattro varietà di Caigua. Da oltre cento anni questa pianta è stata coltivata in Valle Camonica, importata dagli emigrati all’inizio del ‘900 e si è adattata al territorio e al clima, differenziandosi dalle varietà del centro America. E’ conosciuta per le sue proprietà terapeutiche, antinfiammatorie, tutte da studiare grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia dell’Università di Siena, che estrarrà dai frutti coltivati e raccolti dall’azienda agricola Il Castagnato, i principi attivi a fini terapeutici ed omeopatici. Obiettivo dei campi sperimentali anche quello di capire quali sono le tecniche di coltivazione più efficaci per coltivare questa pianta e trarre beneficio dai suoi frutti, dal punto di vista erboristico officinale e agroalimentare. Il frutto ha l’aspetto di un cetriolo ed è comunemente consumato come verdura fresca. 4 la varietà di caigua che vengono coltivate in via sperimentale su un ettaro di terreno dove hanno trovato dimora più di sei mila piantine coltivate, a partire dai semi raccolti l’anno prima, prima nei vasetti e poi piantate, una volta germinate, una ad una nei campi su un impianto di pali, reti e idrico. Anche la raccolta è completamente manuale, partirà alla fine di agosto e proseguirà fino a novembre. Verranno raccolti, grandine permettendo, cinque quintali circa di frutti dai quali verranno estratti i semi che daranno vita alle piante dell’anno successivo, che verranno lavorati, essiccati e dati all’Università di Edolo e Pavia per l’estrazione dei principi attivi.

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