DUE VITTIME DELLA MONTAGNA NEL GIORNO DEL RICORDO

Amavano entrambi la montagna ed entrambi erano alpinisti esperti i due settantenni vittime di due tragedie questo martedì sulle montagne camune. La prima tragedia attorno alle 11 nel comune di Sonico, la seconda nel pomeriggio poco dopo le 14 a Borno. Luigino Gusmeroli, 76enne valtellinese, è stato colpito da un grosso masso che non gli ha lasciato scampo mentre, in gita con il CAI di Colico percorreva il sentiero 1 dell'Adamello nei pressi del passo Miller a 2700 metri di quota. L'uomo è morto sul colpo. Lievemente ferita la sorella che è stata ricoverata all'ospedale di Esine in codice giallo. Illesi gli altri componenti della spedizione. Carlo Capurso, 79enne cremonese di origini molisane, fotografo naturalista, giornalista pubblicista direttore della rivista del CAI di Cremona, è precipitato per oltre 150 metri ad una quota di circa 2300 metri nei pressi della Cima Moren in comune di Borno. Era in vacanza a Ossimo e stava scendendo dopo un'escursione. Cosa sia accaduto non si sa ma l'amico lo ha visto precipitare. Ha allertato immediatamente i soccorsi ma per l'uomo non c'è stato nulla da fare. Le operazioni per il recupero della salma sono state lunghe e difficili. Per i due interventi di soccorso si sono mossi gli uomini del Soccorso Alpino, i Sagf della Guardia di finanza, gli elicotteri del 118 di Brescia e di Sondrio. Le due morti a poche ore di distanza l'una dall'altra proprio nel giorno in cui la montagna camuna ricordava un'altra tragedia, quella che 30 anni fa sull'Huascaran si portò via due alpinisti camuni, Giandomenico Ducoli e Battistino Bonali durante una spedizione organizzata con il CAI di Cedegolo per raccogliere fondi per le popolazioni andine. Il loro ricordo non continua solo nelle menti e nei cuori degli alpinisti camuni che erano con loro perché gli amici di Battistino e Giandomenico continuano a far camminare le loro idee e soprattutto i loro progetti di solidarietà attraverso la gestione del rifugio Torsoleto, costruito pietra dopo pietra da tanti volontari che oggi fanno a turno per tenerlo aperto durante i mesi estivi e continuano a raccogliere fondi per garantire alle popolazioni andine, che ancora vivono nella miseria, un futuro migliore.

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